Il giro d’affari per le Dop e le Igp nazionali si attesta intorno ai 6,5 miliardi di euro alla produzione - circa il 38% del valore totale delle vendite di prodotti agricoli e alimentari registrati a livello Ue e quasi il doppio rispetto alla Francia - e circa 12 miliardi al consumo, di cui 8,5 derivanti da quelli interni e il resto distribuito nei paesi raggiunti dalle esportazioni, principalmente concentrate nell’Unione europea. I valori sono in crescita rispetto all’anno precedente, nonostante la crisi. Per il direttore generale della Qualità del Mipaaf (Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali), Stefano Vaccari, non si parla più di un settore di nicchia
“bensì di qualcosa che coinvolge una quantità di attori tale da rendere quello delle denominazioni un mercato di primaria importanza. Per una volta - ha sottolineato Vaccari - possiamo dire di essere leader e all’avanguardia in Europa, al punto che anche la recente normativa comunitaria si è basata su concetti già consolidati in Italia”.Un concetto ripreso dal presidente di Aicig, Giuseppe Liberatore, secondo cui l’associazione
“è impegnata sia al fianco di Mipaaf e del Parlamento europeo nelle battaglie per una maggiore tutela delle indicazioni geografiche, sia nel favorire la crescita delle realtà meno strutturate sollecitando confronti e collaborazioni con i grandi consorzi”.E a tale proposito il direttore del Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana Dop, Antonio Lucisano, ha sottolineato come
“spesso il mercato non percepisca il valore della specificità legata alla Dop, mettendo in difficoltà i consorzi nel far capire il complesso e costoso sistema dei controlli”.Per il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, lo stato di salute dei distretti produttivi agroalimentari in Italia è soddisfacente, come è costante l’impegno dell’Europa per la tutela delle produzioni di qualità.
“Il Parlamento europeo sta lavorando molto e bene, i risultati sul “Pacchetto Qualità” lo testimoniano. Il settore agroalimentare è vivo e gode, anche in questo difficile periodo, di buona salute: solo nei primi mesi del 2013 ha fatto registrare un incremento del 12% rispetto al 2012, che già è considerato un anno record con 32 miliardi di euro in valore. Ma in Italia siamo bravissimi a farci male da soli: ricordiamo tutte le iniziative, come i marchi De.Co. (denominazioni comunali), in contrasto con le disposizioni comunitarie e capaci di creare solo confusione sui mercati. Dobbiamo valorizzare e investire sulle denominazioni comunitarie e, soprattutto, colmare i vuoti normativi che impediscono la tutela dei prodotti anche fuori dall’Unione europea: nelle prossime settimane avremo un’importante opportunità per intervenire in importanti mercati, grazie all’apertura del nuovo negoziato commerciale che interesserà Unione europea, da un lato, Stati Uniti e Canada dall’altro”.
Eduardo Cagnazzi
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