lunedì 6 maggio 2013

Piccolo, ma con i muscoli di ferro.


Si può così definire il sistema delle Banche di credito cooperativo in Italia che, in accordo con il principio di vicinanza che fa parte del modello di servizio alla clientela, negli ultimi anni ha ampliato la presenza sul territorio nazionale, attestandosi nel 2012 a 394 unità, 4.448 sportelli, pari al 13,6% del sistema bancario complessivo. Alla stessa data le Bcc rappresentano ancora l’unica presenza bancaria in 551 comuni, mentre in altri 549 competono con un solo concorrente. In Campania sono appena 20 le banche di credito cooperativo per 136 sportelli (la maggiore presenza in Trentino e Lombardia, rispettivamente con 47 e 43 Bcc), presenti soprattutto nel salernitano, ma in crescita costante. Il perché lo spiega Amedeo Manzo, presidente della Bcc di Napoli:
“In un quadro congiunturale particolarmente negativo, le Bcc hanno continuato a sostenere i propri soci e la clientela, composta soprattutto da piccole imprese e famiglie, target elettivo di riferimento. E’ il nostro modello di lavoro, molto vicino al territorio. Sia per il proprio orientamento sociale, sia per la scelta di costruire il bene comune. Un’azione che si fonda sulla cultura d’impresa e l’identità propria del credito cooperativo, la doppia anima con la quale operiamo”.

Ovvero?

“Le Bcc svolgono la funzione di intermediari creditizi, con la fondamentale attività di raccolta del risparmio e di finanziamento e, nello stesso tempo, di imprese a responsabilità sociale. E, soprattutto in un periodo di cambiamento delle regole del gioco, con internet che sta creando nuovi e potenti competitor, il mutualismo assume un ruolo significativo. Nel mutualismo si sperimenta infatti il valore aggiunto, la ricchezza, la forza dell’unione. E, ancora, si sperimentano coraggio e capacità di scelta. E’ questa la risposta che ci sentiamo di proporre al senso di smarrimento così diffuso che oggi pervade la società, non solo quella italiana”.

Qual è il risultato delle attività di impiego a livello nazionale?

“Gli impieghi risultavano a fine anno ad oltre 152 miliardi di euro, con una quota di mercato pari al 7,8%. E per quanto concerne la dotazione patrimoniale, si stima che a fine 2012 l’aggregato capitale e riserve superi i 19,7 miliardi”.

Anche per la Bcc di Napoli, che ha appena iniziato il quarto anno di vita, i risultati sono positivi?

“La raccolta totale dalla clientela è stata di 71,5 milioni di euro: 60 milioni da quella diretta, 11,5 da quella indiretta. L’aumento, a due cifre, è del 20%. Non è poco in un periodo di crisi economica. In crescita anche gli impieghi che, a fine dicembre scorso hanno raggiunto quota 28,8 milioni, e l’utile che ha toccato 1,06 milioni di euro al netto delle imposte, registrando, rispetto al precedente esercizio un incremento del 488%”.

Anche i soci sono in aumento?

“Certo, ne abbiamo acquisito in un anno 120 per un totale di 3.284. Un numero che ci ha consentito di aumentare il capitale sociale che è superiore a 8 milioni. L’incremento è la testimonianza più evidente della fiducia che siamo riusciti a trasmettere; una fiducia che punta a far rinascere la speranza rimanendo attaccati al territorio e a costruire un rapporto stretto con i cittadini”.

Quale sarà l’evoluzione della gestione?

“Il percorso non si discosterà dall’attuale. L’erogazione del credito sarà attenta senza venire meno all’impegno di garantire il sostegno ai soci, la crescita degli impieghi continuerà ad essere prudente, la politica della raccolta diretta sarà funzionale al fabbisogno di liquidità aziendale, infine, si proseguirà nel significativo incremento della base sociale attiva, su cui si fondano principalmente le potenzialità di sviluppo. Il rafforzamento della dotazione patrimoniale costituirà l’elemento cardine su cui impostare le possibilità di sviluppo operativo nel medio e lungo termine”.
Eduardo Cagnazzi

Primo Scalo di Costa Atlantic a Singapore

Con il doppio posizionamento di Costa Atlantica e Costa Victoria, nel 2013 Costa offrirà una capacità totale di circa 220.000 Ospiti in Asia, che diventa così il terzo mercato per la compagnia italiana. In occasione dello scalo inaugurale, Costa Atlantica ha ospitato un ricevimento e una cena per l’apertura ufficiale degli uffici Carnival Asia di Singapore.

Con 85.700 tonnellate di stazza e 2.680 Ospiti totali, Costa Atlantica, una straordinaria nave dedicata al cinema e alle arti italiane, comincerà a operare con Costa Victoria, che con le sue 75.200 tonnellate di stazza e 2.394 Ospiti totali,  offre già crociere in quell’area. Grazie a questo doppio posizionamento, nel 2013 Costa offrirà in Asia 125 crociere, con una capacità totale di circa 220.000 Ospiti.

“Dal 2006, quando Costa Crociere ha iniziato a proporre crociere in Asia, abbiamo ulteriormente rafforzato e personalizzato il nostro prodotto sulla base delle esigenze e dei desideri della nostra clientela locale – commenta Gianni Onorato, Direttore Generale di Costa Crociere S.p.A. – I risultati soddisfacenti ottenuti sinora ci hanno incoraggiato a incrementare ancora la nostra presenza in questa regione. Con il doppio posizionamento di Costa Atlantica e Costa Victoria, l’Asia diventa, in termini di capacità,  il terzo mercato per il brand Costa”.

In occasione dello scalo inaugurale a Singapore, Costa Atlantica ha ospitato a bordo un ricevimento e una cena per l’apertura ufficiale a Singapore degli uffici regionali della Carnival Corporation & plc. L’ufficio di Singapore ospita la nuova unità Carnival Asia che è stata creata per supervisionare l’espansione della corporation nella regione. Presidente e Amministratore Delegato di questa nuova unità è Pier Luigi Foschi, Presidente di Costa Crociere S.p.A. All’evento su Costa Atlantica hanno partecipato oltre 200 ospiti, tra cui funzionari governativi di Singapore, importanti personalità locali, VIP ed esperti rappresentanti del settore turistico.

Da maggio a giugno 2013 Costa Atlantica offrirà itinerari in partenza da Singapore di 3 e 4 giorni diretti in Malesia e Thailandia; a giugno partirà da Keelung (Taiwan) per due crociere di 5 giorni verso Giappone e Corea del Sud; da luglio, fino alla fine dell’anno, partirà da Shangai per offrire crociere di 4 e 5 giorni verso alcune tra le più belle destinazioni di Giappone e Corea del Sud, come Fukuoka, Cheju, Kagoshima, Kobe, Pusan e Incheon. 

Costa Victoria e Costa Atlantica offriranno un prodotto unico ed esclusivo per il mercato asiatico, all’insegna del concetto “Italy at Sea” (Italia sul mare), caratterizzato da ospitalità, design, shopping, opere d’arte e gastronomia dal tipico stile italiano.

Il design degli interni di Costa Atlantica è un tributo al cinema e all’arte italiane: Fellini e La Dolce Vita, Madame Butterfly, lo storico Caffè Florian di Venezia, Via della Spiga  e il Ristorante Tiziano dall’atmosfera ottocentesca. La maggior parte – 58 suite e 660 cabine – delle 1.057 cabine totali sono dotate di balcone privato. Una Spa, 4 Jacuzzi, 4 piscine, un teatro, una discoteca e un’area dedicata ai bambini intratterranno gli Ospiti tra un’escursione e l’altra. Berlitz, la guida sulle crociere più autorevole al mondo, ha insignito Costa Atlantica di un alto punteggio per i suoi alloggi, per il cibo offerto e per la nave stessa.

Ortofrutta, come superare la crisi

La Cia rilancia la sua proposta: organizzazione di filiera e aggregazione di prodotto

 
Giuseppe Politi

A Napoli, con il presidente nazionale della Confederazione Italiana Agricoltori Giuseppe Politi, un forum dove sono stati affrontati i principali problemi del settore. Ancora troppa frammentazione e scarso potere contrattuale dei produttori. Le conseguenze delle crisi di mercato e della concorrenza estera.

Organizzazione delle filiere e aggregazione di prodotto come leve fondamentali per il rilancio dell’ortofrutta italiana. Questa è la prospettiva del forum della Cia-Confederazione italiana agricoltori tenutosi a Napoli, durante il quale sono state analizzate e discusse le varie criticità attraversate da un settore per cui vantiamo il primato produttivo europeo, focalizzandosi su due comparti specifici: il pomodoro da industria e la frutta in guscio.

“L’ortofrutta italiana - è stato ricordato nel corso del forum di Napoli - è un settore che vale 14 miliardi di euro l’anno e che attualmente rappresenta un terzo della Produzione lorda vendibile (Plv) agricola del nostro Paese. Eppure, nonostante le cifre da primato, si tratta di un comparto che è, purtroppo, fermo rispetto alla produzione mondiale, cresciuta del 24 per cento negli ultimi dieci anni. E la chiave per una decisa inversione di rotta sta proprio nel miglioramento dell’organizzazione della filiera ortofrutticola, agendo da una parte a livello comunitario, favorendo una riforma normativa che possa rispondere alle esigenze del settore, e dall’altra operando sul territorio per valorizzare, rafforzare ed eventualmente creare, quelle Organizzazioni dei produttori che applicano misure di sistema e valorizzano la commercializzazione dei prodotti dei propri soci”.

Insomma, Organizzazioni che guardano realmente al mercato.

“Oggi -  è stato detto nel corso del forum Cia - la produzione ortofrutticola italiana si estende su 880 mila ettari e coinvolge circa 460 mila imprese agricole. Solo il 30 per cento, però, ha dimensioni superiori a 5 ettari, pur detenendo il 73 per cento della superficie complessiva dedicata a queste produzioni. Una situazione che va necessariamente superata, anche perché la quota di ortofrutta organizzata rappresenta appena il 35 per cento del totale. E questo nonostante l’Ocm (Organizzazioni Comuni dei Mercati agricoli) preveda aiuti incentrati sulla costituzione e gestione delle organizzazioni dei produttori. Il problema organizzativo, quindi rappresenta uno dei nodi principali da sciogliere. Ci sono questioni strutturali, sociali ed economici che, legate anche a comportamenti anacronistici, non fanno decollare l’aggregazione dell’offerta”.

Non solo. Il settore soffre da tempo di ricorrenti crisi di mercato. Negli ultimi 4-5 anni l’ortofrutta “made in Italy” è stata investita da pesanti fasi critiche, dovute essenzialmente ad una estrema volatilità dei prezzi all’origine e allo scarso potere contrattuale dei produttori ortofrutticoli, alla forte concorrenza da parte del prodotto estero, spesso movimentato da dinamiche di puro stampo speculativo. A questo si aggiunge il calo dei consumi, provocato dalla difficile congiuntura economica del Paese. E così il quadro generale del settore diventa sempre più complesso e i riflessi per le imprese risultato gravemente negativi, soprattutto sul fronte dei redditi.
Parlando del negoziato in corso a Bruxelles (i cosiddetti “triloghi”) sulla Politica agricola comune, nel forum è stata evidenziata l’esigenza che la discussione sulla riforma consenta uno sviluppo delle Organizzazioni dei produttori, rendendo più coeso e valido l’attuale quadro normativo, e migliori la futura Ocm ortofrutta, tenendo conto delle esigenze degli imprenditori.

E’ chiaro, dunque, che per poter recuperare competitività e garantire reddito ai produttori, bisogna puntare all’aggregazione. La costituzione di Organizzazioni di produttori, in grado di aggregare il prodotto, pianificare strategie competitive e sviluppare efficaci relazioni interprofessionali, resta - è stato rilevato al forum - l’aspetto prioritario e il principale impegno politico e professionale della Cia, anche con il supporto del coordinamento Agrinsieme, proprio con l’obiettivo di sostenere gli agricoltori nell’aggregazione dell’offerta, consentire una maggiore competitività sul mercato e favorire tutte le relazioni di filiera.