La ricerca di SRM mette in evidenza l’importanza del comparto per l’economia dell’Italia e del Friuli Venezia Giulia e il ruolo di volano per l’internazionalizzazione, l’innovazione e gli investimenti in infrastrutture
L’importanza delle infrastrutture portuali e del settore marittimo italiano e del Friuli Venezia Giulia ed il forte legame tra il suo sviluppo e la crescita dell’economia della regione sono stati il tema del convegno svoltosi a Trieste, nella prestigiosa Sala Tessitori della Regione Friuli Venezia Giulia, su iniziativa dell’ISTIEE, l’Istituto per lo Studio dei Trasporti nell’Integrazione Economica Europea di Trieste e i SRM (Studi e Ricerche per il Mezzogiorno) il Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo.
Il convegno, aperto da Giacomo Borruso, presidente dell’ISTIEE di Trieste che ha poi parlato de “Il porto di Trieste: scenari economici e prospettive”, e da Massimo Deandreis, direttore generale di SRM, ha visto tra i
discussant: Sebastjan Sik, direttore Relazioni Esterne del Porto di Koper, Giancarlo Miranda, direttore generale di Banca Koper (Gruppo Intesa Sanpaolo), Romeo Danielis, presidente della Società Italiana dei Trasporti e della Logistica, Daniele Marini, dell’Università di Padova e direttore scientifico della Fondazione Nord Est, Danilo Stevanato, AIOM (Agenzia Imprenditoriale Operatori Marittimi) Trieste, Vittorio Alberto Torbianelli, docente di Economia dei Trasporti Marittimi, Università di Trieste. Le conclusioni sono state di Renzo Simonato, direttore generale della Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia (Gruppo Intesa Sanpaolo).
Nel corso del convegno Alessandro Panaro, responsabile infrastrutture di SRM, ha presentato la ricerca su
“Trasporto marittimo e Sviluppo economico; scenari internazionali, analisi del traffico e prospettive di crescita”.
Il lavoro, svolto in collaborazione con l’ISTIEE, approfondisce gli aspetti economici e strategici del comparto in Italia, dimostrando la funzione
driver svolta dal trasporto marittimo per la nostra economia, in quanto volano di internazionalizzazione, innovazione, investimenti in infrastrutture, nonché di occupazione e crescita del PIL.
La ricerca di SRM presenta dati e statistiche sul traffico, sulla numerosità della flotta, sulle aree di sviluppo del settore e sui punti di forza e debolezza del trasporto marittimo, non trascurando aspetti connessi alla presenza di forti, insidiosi,
competitor esteri sia in ambito armatoriale, sia logistico-portuale. In particolare, si focalizza sul “peso commerciale” dell’Italia nel bacino del Mediterraneo e i traffici marittimi da e per l’area
Med, con l’indicazione dell’intensità degli scambi e dei principali partner interessati, tra cui spiccano Turchia, Libia, Tunisia ed Egitto.
Il report evidenzia come non manchino punte di eccellenza, quali il cluster marittimo campano e le realtà portuali di Genova e Trieste, tre “motori” della nostra economia del mare e come il settore, nonostante la crisi, abbia continuato ad investire e innovare. Lo
shipping, nello specifico, ha continuato a contribuire all’internazionalizzazione del nostro sistema manifatturiero ed i numeri della ricerca sono molto espliciti: l’Italia è al 3° posto in Europa per merci movimentate via mare, dopo Olanda e Regno Unito.
Il dato già registrato nel 2011 (con 487 milioni di tonnellate di merci movimentate), viene confermato per il 1° trimestre 2012 con 117,5 milioni di tonnellate; si registra una crescita del 4,8% sul trimestre precedente ed un calo del 2% sull’anno. Nell’ultimo decennio sono stati investiti dagli armatori oltre 37 mld € in nuove navi ed oggi l’Italia vanta una delle flotte più giovani e tecnologicamente avanzate. Il 67% del naviglio ha età inferiore ai 10 anni e il 46% meno di 5 anni.
A margine Massimo Deandreis, direttore generale di SRM ha affermato:
“Per superare la crisi è necessario investire nei settori in cui la nostra economia ha un know-how consolidato e storico come il comparto marittimo, inteso come una filiera che parte dalla logistica portuale e arriva fino allo shipping, generando un significativo impatto economico ed effetto moltiplicativo. Al centro di questa economia ci sono i porti che vanno visti non solo come infrastruttura ma come vero e proprio luogo di interessi geopolitici, la cui efficienza e produttività può influire sulle scelte di investimento delle imprese e la loro competitività, sui flussi turistici, sulle strategie infrastrutturali del territorio. Lo studio, realizzato in italiano e inglese, ha questa impostazione e vuole costituire uno strumento di analisi ma anche offrire una serie di spunti di riflessione per il rilancio di un comparto fondamentale per il nostro Paese".
I porti della nostra nazione hanno un forte grado di internazionalizzazione:il 63% del traffico merci è relativo a navigazione internazionale. Ciò è indicatore di un ruolo incisivo a sostegno dell’internazionalizzazione delle nostre imprese da parte delle nostre infrastrutture marittime. Nel 2012 a fronte della riduzione del numero delle navi in transito, il canale di Suez ha registrato un aumento del 7% delle merci trasportate, a dimostrazione dell’incremento delle dimensioni delle navi che transitano sulle rotte Est-Ovest. Il fenomeno del gigantismo navale continua dunque a verificarsi. Tra il 2005 e il 2012 i porti hub della sponda Sud del Mediterraneo hanno incrementato la propria quota di mercato (container) dal 18% al 27%.
Ma avanzano i nuovi competitor marittimi: Tanger Med con una quota che è arrivata sino all’8% e Port Said con una quota che si è attestata al 17% nel 2011 (dal 10% nel 2005). Tuttavia le ultime tendenze registrate al 2012 mostrano una contrazione dei traffici da parte dei porti di
transhipment situati sulla sponda Sud, effetto delle note tensioni sociali avvenute in quei paesi (es. Tanger Med -13%, Damietta -11%).
L’interscambio dell’Italia verso i Paesi dell’Area Med ammonta a 65,7 miliardi di euro e di questi, oltre il 70% (pari a 47,4 miliardi di euro) è ascrivibile al trasporto marittimo. I Paesi dell’Area Med costituiscono il 19,7% dell’interscambio marittimo totale dell’Italia (2012).
L’interscambio marittimo dell’Italia verso l’Area Med si concentra soprattutto nei Paesi del Southern Med (per il 62,3% nel 2012). E’ cresciuto nel tempo il peso dell’interscambio verso i Paesi dell’Eastern Med (+3,4% tra il 2008 ed il 2012); in evidenza la Turchia (+19,8% tra il 2008 ed il 2012).
Nel Friuli Venezia Giulia il 31,1% dell’import-export delle imprese, in valore, è realizzato con la modalità marittima (nel Nord-est il dato è del 26,5%, Italia 31,3%). I porti del Nord-Est hanno movimentato nel 2012 oltre 101 milioni di tonnellate di merci per una percentuale di oltre il 21% sul totale nazionale (stima). Trieste è il secondo porto italiano per merci movimentate con oltre 49 milioni. I principali prodotti/merci oggetto di interscambio marittimo da parte del Friuli sono le categorie:
macchine e apparecchi meccanici (41% del totale) e
metalli e manufatti in metallo (28%); se si considera l’intera area Nord-Est del Paese invece le percentuali diventano:
macchine e apparecchi meccanici (33%),
mezzi di trasporto (10,6%).
- Oltre 5,6 miliardi di euro l’interscambio commerciale marittimo del Friulinel 2012, 16,2% del PIL regionale
- Più di 1/3 dell’import-export delle imprese, in valore, si muove via mare (nel Nord-est il dato è del 26,5%)
- I porti del Nord-est hanno movimentato nel 2012 oltre 101 milioni di tonnellate di merci
- Trieste secondo porto italiano per merci movimentate
- Asia orientale (24% del totale interscambio) e Paesi Europei “non UE” (22%)i principali sbocchi del Friuli Venezia Giulia
- Per il Nord-est prevalgono Asia Orientale (27%) e America Settentrionale (15%)