Prendendo atto delle
compatibilità ambientali delle moderne grandi navi crociera, la maggior parte
degli autorevoli recenti interventi sulla stampa e sui media hanno evidenziato
che il problema è essenzialmente estetico: l’opera morta, la parte emersa e visibile
delle grandi navi crociera, mal si inserisce nel panorama scenografico della
città di Venezia.
L’estetica è un fatto
soggettivo e, per rimediare al fastidio oftalmico, vengono proposte soluzioni
alternative al transito delle grandi navi in Bacino di San Marco e nel Canale
della Giudecca.
Si ricorda ancora una volta che
fino all’ord. 35/1977 della Capitaneria di Porto, per i canali della città
transitavano 12.000 navi da e per gli ormeggi di Marittima (3.000) e di
Marghera (9.000), navi con pescaggi fino a 9,60 m con scafi spigolati e con i
carichi più svariati, dalle merci in colli, ai prodotti chimici, ai
petroliferi, ecc., mentre le attuali grandi navi crociera pescano al massimo
8,20 m con scafi dislocanti. La citata ordinanza ha deviato la maggior parte
delle navi sul nuovo canale Malamocco-Marghera, forse il maggior intervento di
tutela e salvaguardia della laguna, ed oggi le navi crociera transitano per il
Canale della Giudecca “solo” per 1.300 volte, fra entrate ed uscite.
Quello attuale, quindi, è un
traffico marginale e non pericoloso, dà lavoro ad oltre seimila persone – di
cui la maggior parte sono giovani - porta benessere, ed è il solo traffico
portuale che funziona a Venezia, inoltre in Italia tutti i porti fanno a gara
per averlo. A titolo informativo, facciamo presente che le navi imbarcano circa
30.000 tonnellate di acqua in bottiglia (60 milioni di bottiglie), per cui, se
mancasse il traffico crociere, la San Benedetto di Scorzè subirebbe un grave
ridimensionamento.
Circa le alternative, Porto
Marghera non lo è perché sarebbe la fine delle crociere in laguna. L’unica
alternativa percorribile è il Canale Contorta Sant’Angelo con 650 entrate da
Alberoni e 650 uscite dal Lido.
Sabato è stata presentata in
Comune l’ipotesi del terminal crociere alla diga di Punta Sabbioni: con tutto
il dovuto rispetto, abbiamo l’impressione che si tratti di un libero esercizio progettuale
fatto da un soggetto lontano dalla nostra realtà e che trova blandi consensi
presso pochi soggetti non competenti.
Il progetto
trasferirebbe su un’area già sovraccarica, com’è la via Fausta, un traffico
mostruoso dato dal movimento dei passeggeri da e per l’aeroporto e da e per il
territorio; certo si potrebbero obbligare gli armatori a fare le crociere
d’inverno, quando la viabilità di Cavallino /Jesolo è meno al collasso.
I numeri
parlano da soli: in alta stagione di sabato e di domenica sbarcano
contemporaneamente fino a 10.000 persone, pari ad almeno cento mezzi che
nell’arco di un’ora dovrebbero percorrere la strada dei camping, già
satura.
La lobby dei
lancioni e dei taxi ha già il dollaro nelle pupille all’idea di gestire
l’enorme prezioso traffico.
Ci chiediamo
sommessamente: ma gli “amministratori” hanno idea dell’impatto ambientale (il
moto ondoso che le grandi navi non fanno e che invece fanno i Gran Turismo) che
porterebbe il trasferimento dei passeggeri dalle grandi navi ai taxi e ai Gran
Turismo?
E agli
albergatori veneziani non è venuto in mente che trasferire il porto passeggeri
così vicino alle strutture alberghiere di Jesolo potrebbe renderle ancora più
appetibili?
Il comune di
Cavallino cosa ne pensa? Il nuovo approdo non sarebbe nel suo territorio ma
avrebbe riflessi epocali per i suoi cittadini.
Un’ultima
riflessione: il vento nella zona di Cavallino non è paragonabile a quello della
Marittima, che è molto più protetta; le correnti di marea superano i 4 nodi, la
struttura portuale dovrebbe gestire oltre 10.000 persone contemporaneamente e
in modo confortevole...e loro hanno pensato di spendere “solo” 260 milioni di
euro.
Massimo
Bernardo
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