Giunge alla sua undicesima edizione il Festival Ottobre Africano che si svolgerà dal 6 al 27 ottobre con un programma intitolato "Dall'Incontro la Cultura”.
Nato a Parmasu iniziativa dell’Associazione di promozione sociale “Le Réseau”, creata per favorire la reciproca conoscenza e la collaborazione fra immigrati ed
italiani e la convivenza fondata su rispetto, comunicazione e scambio culturale, Ottobre Africano quest’anno, in continuità con le edizioni precedenti, si trasforma in un festival delle culture e delle sinergie, itinerante e multidisciplinare, ramificandosi, oltre che a Parma, a Reggio Emilia, Milano e Roma.
Ieri, in occasione della conferenza stampa di presentazione del Festival, che si è svolta a Roma presso la Sala stampa della Camera dei Deputati, il direttore artistico Cleophas Adrien Dioma ha ringraziato il sostegno dato dal ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge e da Kalid Chaouki, deputato e presidente dell'Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo, oltre che da tutti gli altri partner e collaboratori che ogni anno rendono possibile il Festival.
Chaouki nel suo intervento ha sottolineato come l’Italia sia già cambiata e i nuovi italiani non si rassegnano solo a chiedere, ma vogliono contribuire soprattutto nel campo della cultura. Suzanne Diku, rappresentante di Redani, Rete della Diaspora Africana Nera in Italia, ha affermato: “Noi siamo i ‘diversamente visibili’, e vogliamo invertire la tendenza al cliché nella costruzione della nuova Italia, essere coinvolti nell’ideazione culturale che fa crescere tutta la nazione, chiamare alla responsabilità di esserci in funzione culturale, educativa e formativa”.
“Non c’è integrazione se non c’è riconoscimento della diversità, del bisogno dell’identità altrui”, ha sottolineato Paola Menetti, presidente di Legacoopsociali.
La madrina del Festiva, Fiorella Mannoia, ha raccontato del suo personale percorso di scoperta del “sud” e della figura di Thomas Sankara, la cui sorella Odile, presente al festival, porta avanti la sua rivoluzione di donna africana attraverso il teatro.
“Il futuro è multietnico, è inutile opporsi a questo – ha ricordato - Ci viene instillata la paura, ma dobbiamo conoscere le storie, i motivi che spingono le persone a migrare perché solo così saremo in grado di comprendere. Dobbiamo fare pressione sui governi perché fermino le multinazionali che trivellano e spolpano l’Africa, le famiglie, l’ecosistema, costringendo la gente a migrare in esodi biblici della disperazione. Siamo tutti vittime, ed è necessario che tutte le istituzioni, prima fra tutte l’Europa Nobel per la Pace, si prendano le proprie responsabilità”.
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