lunedì 3 novembre 2014

Il GAL del Golfo di Castellammare


C’è in Sicilia un territorio che spende i fondi europei facendo sistema e che parte dal basso per costruire il suo sviluppo. E che è preso come riferimento nazionale sia per la qualità che per la
quantità di spese fatte con finanziamenti pubblici. Al punto che farà da tutor al governo croato per la spesa dei fondi comunitari 2014-2020.

E’ un territorio di 327mila chilometri quadrati che comprende i comuni di Alcamo (Trapani), e quelli della provincia palermitana Balestrate, Borgetto, Cinisi, Partinico, Terrasini e Trappeto raggruppati dal 2010 nel Gal del Golfo di Castellammare per un obiettivo comune: mettere a sistema e promuovere l’offerta rurale in chiave turistica attraverso la realizzazione di piccole infrastrutture, la valorizzazione delle eccellenze della terra, il sostegno alle imprese agricole e, soprattutto, realizzando interventi di ripristino degli elementi culturali del paesaggio agrario tradizionale. Insomma, un modo per promuovere sviluppo e crescita attraverso la salvaguardia delle tradizioni e dei valori culturali, legando il passato al presente, “consapevoli che senza profonde radici nessun albero può dare un frutto”, afferma il presidente del Gal, Pietro Puccio.

Una sfida resa possibile grazie alla capacità realizzativa ed alla sinergia tra pubblico e privato e ad una oculata programmazione, pianificazione e gestione dei fondi europei che fanno di questo territorio un’isola felice in cui i poteri non sono né in competizione e né in contrapposizione, com’è purtroppo nella tradizione del sistema italiano, ricorda Andrea Ferrarella, responsabile di Piano del Gal. Tra le realizzazioni attivate tra le diverse misure predisposte dalla Regione Siciliana, spicca il recupero della “Cuba delle rose” (una cisterna araba risalente a circa mille anni fa sostenuta da tetto a cupola, usata per la raccolta dell’acqua piovana, fonte di approvvigionamento del vicino castello di Calatuba), il rifacimento con muretti a secco del santuario della Madonna del Furi a Cinisi, il recupero dei ponti Federiciani di Madonna del Ponte. Eduardo Cagnazzi

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