corso del 2014 l’ente ha infatti svolto il delicato ruolo di catalizzatore tra alcune delle realtà più importanti del territorio in un settore fondamentale per il futuro della regione. Ne parliamo con il presidente Giosuè Grimaldi.
Che cos’è l’Istituto Italiano di Navigazione?
L’Istituto nasce nel 1959 con decreto del Presidente della Repubblica, aggregandosi attorno ad un nucleo comprendente, all’epoca, gli analoghi Istituti tedesco, francese e inglese con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo delle scienze e delle tecniche nonché il diritto, la giurisprudenza, la gestione e l’economia della navigazione terrestre, marittima, aerea e spaziale e di diffonderne la conoscenza. Ad oggi ogni paese europeo ospita un ente di Navigazione, tutti riuniti nell’European Group of Institutes of Navigation, con un indirizzo più o meno marcato a seconda delle zone geografiche. Mentre i paesi del Mediterraneo sono più “concentrati” sulla navigazione marittima, ad esempio, in altre aree dell’Ue si punta più sull’aero-spaziale.
Quale percorso ha portato al progetto sulla sicurezza marittima?
Il primo passo fu un importante convegno organizzato circa un anno e mezzo fa sul tema della pirateria. In una regione a vocazione marittima, con una serie di interventi che analizzavano il fenomeno a tutti i livelli, rappresentò il miglior biglietto da visita per far conoscere il nostro approccio. Da lì lo sviluppo di una sempre più stretta collaborazione con la Camera di Commercio per l’avvio di iniziative di tipo sperimentale.
In che modo si è proceduto?
Innanzitutto, scelto il tema, incentrato su un’impostazione che affrontasse in modo innovativo la questione della sicurezza nei traffici marittimi, ci siamo dati un anno esatto per chiudere i lavori. Grazie ad una delibera camerale a sostegno dell’attività abbiamo proceduto così alla costituzione di un “gruppo di validazione”, composto dal vice presidente della Camera di Commercio di Napoli, Avv. Alessandro Limatola, dal Comandante del porto, Ammiraglio Antonio Basile e dal Rettore dell’Università Parthenope, Claudio Quintano, e di un gruppo di lavoro più tecnico. L’individuazione delle problematiche è stata effettuata grazie ad una serie di incontri e suggerimenti arrivati direttamente da un nutrito numero di operatori del settore. Dopo un’attenta valutazione, improntata soprattutto alla “cantierabilità”, sono stati individuati quattro piani di intervento, sviluppati rispettivamente da un ente tecnico e dal soggetto proponente il progetto.
In cosa consistono i progetti?
I risultati complessivi sono stati presentati ad un convegno tenutosi lo scorso 11 dicembre. Tutti i contributi saranno trasmessi alla Camera di Commercio per aprire già da quest’anno una nuova fase che porti alle applicazioni industriali. In particolare, le proposte hanno riguardato la messa a punto di un sistema di comunicazione per connettere gli enti del cluster marittimo, particolarmente utile nelle situazioni critiche e di emergenza; esperienze internazionali circa le regole e le procedure che sovraintendono alle operazioni portuali e loro contributo al miglioramento del livello di sicurezza del Sistema Porto; utilizzo di droni dotati di strumentazioni e di specifici dispositivi idonei alla individuazione di persone disperse in mare; realizzazione di una piattaforma informatica che consente di trasmettere ai diportisti informazioni utili per una navigazione più sicura.
Giovanni Grande
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