venerdì 30 gennaio 2015

Sinergie nel cluster navale per la sicurezza marittima


Un sistema per definire “le procedure da adottare in caso di emergenza, ad esempio in presenza di un improvviso default di un impianto di bordo e/o di terra” è stato il focus che ha mosso l’Istituto
Italiano di Navigazione a presentare quattro progetti dedicati alla sicurezza marittima. Tra questi, quello tarato sulle attività nautiche: l’idea, in collaborazione con la Guardia Costiera, di una piattaforma informatica in grado di comunicare al diportista informazioni utili alla navigazione. Il presupposto è semplice: sfruttare le tecnologie mobili (smartphone, ipad, notebook) per garantire notizie puntuali, tramite notifiche e alarm, su ordinanze, divieti, aree che si attraversano, posizione. Allo stesso tempo, fornire anche un utile strumento di segnalazione e localizzazione in caso di richiesta di soccorso. Si tratta, in particolare, anche del progetto più vicino a vedere la luce.

 Con la realizzazione di un software già sperimentato con successo nelle situazioni-tipo, sarà probabilmente disponibile già entro quest’anno la prima “app” pensata e sviluppata per garantire assistenza all’utente in virtù della rotta che sta seguendo. Permettendo, tra le altre cose, una migliore difesa del mare nelle aree protette da parte della Capitaneria e una maggiore consapevolezza in un’attività dove la superficialità di certi comportamenti crea continue situazioni di pericolo. Sullo sviluppo esponenziale della tecnologia dei droni si fonda infine il progetto cui hanno lavorato insieme CIRA (Centro Italiano Ricerche Aerospaziali) e l’Accademia Aeronautica di Pozzuoli.

La grande versatilità di modelli a disposizione, in termini di peso e grandezza, la capacità di essere “attrezzati” con strumentazioni ad alto contenuto tecnologico, come le camere ad infrarosso termico, rendono questi velivoli uno strumento interessante nell’ambito delle operazioni SAR (Search and Rescue). In particolare, nelle operazioni notturne che comportano la localizzazione e il recupero di persone in mare. “Effettivamente l’uso di droni con visori diurni o notturni garantiscono almeno due ordini di vantaggi rispetto a mezzi come aerei ed elicotteri: minori costi e grande flessibilità d’impiego soprattutto in operazioni da avviare in tempi rapidi,” sottolinea il Comandante del porto di Napoli, Ammiraglio Antonio Basile. “Restano da vagliare tutti i limiti legati al raggio di manovrabilità, alle quote raggiungibili e ai costi effettivi in casi di perdita del mezzo.

Ad ogni modo, in ambiti ristretti, 1-2 miglia dalla costa, potrebbero rappresentare un’ottima integrazione all’attività demandata alla Guardia Costiera. Penso, soprattutto, alla stagione estiva, alla sicurezza da garantire sulle spiagge affollate. L’uso di droni dotati di salvagente su una distanza di 200-300 metri assicurerebbe una tempestività d’intervento sicuramente maggiore”. Sviluppata nell’arco dell’intero 2014, grazie ad una delibera camerale della CCIAA di Napoli che ha garantito il supporto finanziario, l’iniziativa è stata incentrata in tutte le sue espressioni su una filosofia ben precisa: “il massimo coinvolgimento – spiega Grimaldi – dei protagonisti che hanno messo a disposizione competenze, esperienze acquisite e, perché no?, tanta passione”.

 Un’impostazione che vede l’Istituto nel ruolo di “facilitatore” di relazioni apprezzata anche dal Rettore dell’Università Parthenope, Claudio Quintano. “L’approccio innovativo alle problematiche, il confronto diretto con gli operatori hanno valorizzato il patrimonio di conoscenza ed esperienza che l’Università ha messo a disposizione; dall’altro lato hanno fornito un prezioso modello di “triangolazione” con aziende e istituzioni che arricchisce la conoscenza del sistema, in generale, e permette, nel particolare, di colmare quelle carenze tra formazione e mondo del lavoro che sono una delle priorità del futuro. Da questo punto di vista l’attività di conoscenza dell’industria marittima portata avanti in questi anni dall’Istituto, non solo presso la ristretta schiera degli addetti ai lavori, contribuisce in modo notevole a creare attenzione verso un settore non al centro della ribalta come meriterebbe”.
 Giovanni Grande

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