venerdì 26 giugno 2015

Riforma dei porti: “Autorità portuali con più autonomia”


Una serie di messaggi molto importanti, alla vigilia di una riunione sul tema al prossimo Consiglio dei Ministri, sono arrivati due giorni fa dal Propeller Club di Trieste, dove si è discusso del Piano nazionale della portualità e della logistica, della riforma della legge sui Porti ed in particolare delle
prospettive e dei rischi per Trieste e lo sviluppo del suo scalo.
Messaggi, quelli sentiti durante la serata, particolarmente incisivi perché giunti anche da due degli estensori del Piano nazionale.
“In questi mesi il tema della governance delle Autorithy è stato quello che ha maggiormente attirato l'attenzione – ha detto il professor Stefano Zunarelli, esperto di diritto della Navigazione e tra i consulenti per il Piano nazionale della logistica – ma vanno invece sottolineati due aspetti: una regia nazionale forte perché finora l'Italia si è caratterizzata per investimenti a pioggia con una logica perdente ed il tentativo di individuare un criterio per scegliere dove investire, con l'ipotesi di privilegiare dove c'è anche l'interesse dei privati”.
Per quanto riguarda la governance, ha spiegato ancora il professor Zunarelli, servirebbe un'Autorità di sistema portuale sovraordinata e di coordinamento sulle amministrazioni statali e locali competenti. Per quanto riguarda Trieste, invece, secondo il giurista è necessario concentrarsi sull'unicità della situazione, poiché gli altri porti italiani hanno un bacino di utenza nazionale e non internazionale.
“Probabilmente stiamo vivendo un periodo di trapasso che sarà caratterizzato da crescita bassa. Finora si proiettavano dati storici del Pil in modo generoso, dobbiamo uscire da questa logica – ha sostenuto il professor Marco Spinedi, ricercatore e coordinatore di gruppi di lavoro sui temi dell’economia dello sviluppo e dei trasporti, anche lui tra gli estensori del Piano nazionale della portualità e della logistica – ed il Piano tenta di rimettere i piedi per terra. Le industrie si sono ripiazzate verso est perché Balcani, Turchia ed Est Europa sono un buon mercato. L'Italia confina con questo Nuovo mondo e bisogna sfruttare questa opportunità. Potrebbe esserci un enorme spazio per l'industria ferroviaria europea ed il Nordest Italia potrebbe diventare un nodo importante”. Citando la politica delle scelte effettuata negli Stati Uniti per gli investimenti in area portuale, Spinedi ha aggiunto che sarà importante un recupero di autorevolezza del Governo centrale e quindi
un'operazione di tipo politico.
In precedenza aveva introdotto i lavori il professor Sergio Bologna, da poco alla guida dell'Aiom (Agenzia Imprenditoriale Operatori Marittimi) di Trieste, ma soprattutto grande esperto di traffici marittimi e del mondo economico e finanziario ad essi collegato.
Riferendosi all'attività in atto per la riforma della legge sui Porti, il professor Bologna aveva spiegato che “... l'ultima fase dei lavori contiene aspetti positivi. C'è una novità su come è stata affrontata la questione, con maggiore realismo. Non interessa tanto il numero delle Autorità portuali, ma bisogna decidere quali sono i nodi logistici importanti.
Dobbiamo fare capire a tutti la vocazione internazionale di Trieste. Speriamo che venga riconosciuta la sua specificità e che si possa dire che la Riforma ha portato qualcosa di buono anche qui”.
Il Segretario Generale del Porto di Trieste, Mario Sommariva, ha sottolineato come l'Italia sia la terza economia marittima europea e come questo punto di forza vada difeso.
“L'autorevolezza del Governo centrale è un problema politico. Difficile raggiungere risultati se si vuole farlo solo attraverso una nuova normativa. La Riforma dovrebbe dare alcune risposte: come incidere sull'obsolescenza delle norme, come costruire modelli di funzionamento più aderenti alle esigenze del mercato e come mettere in atto una politica industriale che sostenga le imprese che operano nei porti.”
L'ultimo intervento dei relatori è stato quello di Umberto Masucci, presidente Nazionale The International Propeller Clubs, in questa occasione presente anche nella sua veste di importante operatore portuale. “La forza di Trieste è la forza del cluster, Trieste ha tutte le caratteristiche del Porto internazionale, ma l'appello è quello di fare presto. Negli ultimi 20 anni, c'è stato un primo periodo durante il quale la legge 84 del 1994 è stata applicata bene. Oggi ritengo – ha detto Masucci – che il Presidente di un porto debba avere anche caratteristiche politiche e che lo Stato debba intervenire con un po' di sano dirigismo”.
“Pare, finalmente, avviata la politica delle scelte – ha commentato il Presidente del Propeller Club di Trieste, Fabrizio Zerbini - ma è necessario che il Governo centrale conosca, riconosca e comprenda appieno le potenzialità e la vocazione di Trieste quale porto internazionale e ponga in essere quanto necessario per consentirne il deciso sviluppo quale gateway del Nord Adriatico per i traffici con il Sud ed Est Europa. Trieste è un vero porto di frontiera, distando solo mezz’ora di camion dal porto sloveno di Capodistria dove sono presenti condizioni economiche, fiscali, di costo del lavoro e di snellezza burocratica, compresa quella doganale, di grande vantaggio rispetto a Trieste: di questo si deve tenere conto e devono essere create le condizioni affinchè Trieste possa debitamente competere.

Nessun commento:

Posta un commento