venerdì 7 agosto 2015

Imprenditoria, sempre più i giovani impegnati in agricoltura


I giovani italiani tornano alla terra, rinnovando il modo di pensare all’agricoltura e il Nord Est traina il cambiamento che vede la trasformazione degli agricoltori in imprenditori agricoli e un aumento
significativo dell’innovazione nel settore primario. Lo hanno spiegato Alessandro Peressotti, professore del dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell’Università di Udine, Pietro Biscontin, direttore della cooperativa Viticoltori Friulani La Delizia e Marco Tam, presidente di Greenway, azienda all’avanguardia nella produzione di biogas, partecipando al primo incontro della quinta edizione di "Єconomia sotto l’ombrellone" incentrato sul tema “Ritorno alla terra - Investire in agricoltura” e svoltosi al Palapineta di Lignano Sabbiadoro (Ud).

«Il nuovo interesse dei giovani per l’agricoltura - ha detto Peressotti - per noi è ormai evidente: negli ultimi cinque anni abbiamo raddoppiato le matricole che si iscrivono ai nostri corsi di laurea. Particolarmente significativo il cambiamento di mentalità dei nuovi studenti: mentre vent’anni fa chi intraprendeva gli studi in Agraria mirava a un posto nel pubblico, in un’organizzazione di rappresentanza o in qualche grande azienda, oggi molti studenti puntano a diventare imprenditori agricoli in prima persona e lo fanno anche se alle spalle non hanno una tradizione familiare. Negli ultimi anni, infatti, molti nostri laureati hanno dato vita ad aziende agricole, anche piccole e con poca terra, ma molto innovative. Come, per esempio, l’allevamento di lumache su un solo ettaro che in due anni è arrivato a un milione di euro di fatturato. Si tratta di aziende che forse non risolveranno il problema dell’occupazione, ma che rappresentano fondamentali fattori di innovazione e stimolo per tutto il mondo agricolo».

Il cambiamento in atto è stato confermato anche da Biscontin: «Qualche anno fa eravamo preoccupati perché l’età media dei soci aveva superato i 60 anni e le prospettive per la continuità erano negative; negli ultimi anni, però, sono entrati molti soci giovanissimi e le dimensioni medie degli appezzamenti coltivati sono aumentate: i 1.500 ettari coltivati da oltre 700 soci sono diventati oggi 2.000 ettari coltivati da 450 soci. C’è stato anche un cambiamento nell’approccio: prima molti associati tenevano un piccolo vigneto come integrazione al reddito di un altro lavoro, oggi molti soci hanno vigneti più grandi che sono la loro principale fonte di reddito. In agricoltura ormai non si può più improvvisare e oggi i giovani sono sempre più qualificati e hanno giustamente un approccio chiaramente imprenditoriale».

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