“cantiere dell’arte teatrale”
Anche quest’anno, difatti, la rassegna estiva presenta una rosa di produzioni italiane e straniere pensate sia per offrire una più ampia scelta al pubblico, sia anche e soprattutto per una politca cultrale d’ampio raggio volta ad aumentare l’attenzione mediatica sulla citta per incentivarne la promozione turistica e, parimenti, sviluppare l’industria teatrale locale dando lavoro ad attori, tecnici, maestranze.
“L'edizione 2013 del Napoli. Teatro FestivalItalia - spiega De Fusco - mette assieme alcune caratteristiche storiche della manifestazione con molte novità. Tra queste, senz’altro, l’opportunità, per il pubblico, di seguire da vicino la nascita e l’evoluzione di uno spettacolo partecipando alle prove aperte di quelli prodotto a Napoli; tanto per fare qualche esempio, quelli di Brook, Arias, Konchalovskij. In più, come sempre, un’ampio sguardo internazionale grazie alla presenza di compagnie e grandi maestri stranieri chiamati a lavorare a Napoli e su Napoli. Numerose sono, infatti le produzioni miste che, fondate sulla mescolanze di diverse esperienze e scuole attoriali, creano una felice Babele”.
Cosa vedremo, dunque? Tra spazi tradizionali (ovvero le sale dei teatri San Carlo, Mercadante, San Ferdinando, Nuovo e Galleria Toledo, Sannazaro, Bellini) e altri luoghi, tra cui il Museo Madre, l’Università Suor Orsola Benicasa, Citta della Scienza e le tre new entry di Cappella Sansevero, Museo di Pietrarsa e Tunnel Borbonico, ci sarà anche quest’anno l’imbarazzo della scelta.
“Varie linee attraversano il cartellone - continua De Fusco - la nazione più in vista è quest’anno la Francia. Ho da sempre rispetto e ammirazione per come la Francia riesca ad attribuire grande importanza alla cultura anche nei momenti di crisi. Credo quindi che quello transalpino sia un esempio da imitare. Guardiamo anche alla cultura africana, presente negli spettacoli di Sellars, Martinelli, Di Luca, e presentiamo poi una affascinante galleria di donne. Donne shakespeariane, innanzitutto, Caterina, Desdemona, Cleopatra, ma anche donne umili come quella di cui si fa interprete Pamela Villoresi, o non ancora donne fino in fondo come la Lolita di Babilonia Teatri”.
Si spazia, dunque,dal “Don Quichotte du Trocadéro” di Montalvo al “Desdemona” di Sellars quanto a produzioni internazionali ma anche nelle collaborazioni con grandi teatri stabili italiani quali quelli di Genova, Bologna, Prato, il Teatro di Roma e, naturalmente lo Stabile di Napoli.
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