Da destra: l'Ammiraglio Giuseppe De Giorgi, Luca Sisto, Roberta Busatto
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L'Istituto Italiano di Navigazione, presieduto dal professor Giorgio Franceschetti, è l’unico ente di ricerca nazionale che, dal 1959, persegue l’obiettivo di promuovere lo sviluppo delle scienze e delle tecniche nonché il diritto, la giurisprudenza, la gestione e l’economia della navigazione (terrestre, marittima, aerea e spaziale) e di diffonderne la conoscenza.
Il Presidente della Sede di Napoli Giosuè Grimaldi ha voluto ricordare l’appartenenza dell’Ente a prestigiosi organismi internazionali diStudi e di Ricerca (E.U.G.I.N. ed I.A.I.N.) e ha voluto sottolineare la natura multidisciplinare dei soggetti associati, caratteristica questa che consente di affrontare gli argomenti della Navigazione declinandoli in maniera trasversale ed integrata.
“Pur nella convinzione - ha sottolineato - che occorre lavorare per un’Europa solida e unita, va altresì guardato al Mediterraneo come a un naturale ponte che collega e unisce Paesi che da sempre hanno vissuto storie sovrapposte e intrecciate,generando per tutti stagioni di ricchezza e di cultura”.Dopo il primo convegno di grande successo sulla pirateria del 2011 a Roma, presso Confitarma, l’Istituto ha scelto Napoli per riunire i principali attori dell’attuale contrasto alla pirateria marittima e ha trovato nella Camera di Commercio di Napoli una sponda importante.
Cuore del convegno, la relazione del Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, Ammiraglio Giuseppe De Giorgi:
“Oggi, la Marina Militare continua con immutato impegno la sorveglianza marittima nel Mediterraneo, ivi compreso il concorso al controllo dei flussi migratori e il controllo di tutte le attività che si svolgono in mare. Siamo anche impegnati in Oceano Indiano - sia con assetti navali che con personale di staff - nelle operazioni antipirateria denominate “ATALANTA” (sotto egida U.E.) e “OCEAN SHIELD” (sotto egida NATO).
Una missione vitale per il paese consistente nella protezione delle rotte lungo le quali transitano il petrolio e le materie prime che importiamo e le merci che esportiamo, rotte che fanno capo ai nostri porti di Gioia Tauro, Trieste, Venezia, Livorno e Genova, porti che competono con gli altri hub europei. La pirateria, assai attiva in quell’oceano, penalizza l'Italia in maniera marcata: basti pensare che all’insorgere di questo fenomeno il 16% delle navi che fino a poco tempo fa attraversavano il Mediterraneo preferiscono oggi circumnavigare l’Africa ed attraccare direttamente nei porti del Nord Europa anziché nei nostri”.Di prestigio la tavola rotonda seguente, moderata dal Direttore Responsabile di Economia del Mare Roberta Busatto: è emersa la necessità di non abbassare la guardia e di mantenere attive tutte le possibili risposte – in mare e a terra - ad un fenomeno, quello dell’attuale pirateria marittima, che si sta rivelando una concreta minaccia per il Paese.
L’Istituto Italiano di Navigazione ha anche sottolineato l’importanza di monitorare l’attuale evoluzione del fenomeno piratesco in altre aree geografiche, quali ad esempio il West Africa.
A conclusione è emersa chiaramente la necessità di avviare un Osservatorio sulla pirateria marittima per il Mediterraneo.
“Una proposta - ha dichiarato il Presidente Vicario dell’Istituto Italiano di Navigazione Luca Sisto - che poggia sulle specifiche competenze delle componenti iscritte e attive nell’Istituto: armatori, equipaggi, Marina Militare, Ministero degli Esteri, Ministero dei Trasporti, Guardia Costiera, industrie del settore della difesa nazionale e dei sistemi, giuristi ed economisti dei trasporti dei principali poli universitari nazionali specializzati”.
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