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mercoledì 27 novembre 2013
Grand Hotel Billia, come ai tempi della Belle Epoque!
Abiti da sera su una scalinata maestosa, fra stucchi dorati e flûte di champagne in uno scenario di grande eleganza Belle Epoque: un'immagine del fascino di un tempo che fu che torna attuale al Grand Hotel Billia di Saint-Vincent, gioiello del nuovo Resort nato intorno allo storico casinò. Il Grand Hotel Billia, aperto nel
1908 a supporto delle terme locali, in dicembre riapre i battenti dopo un profondo intervento di restauro e riammodernamento che ne ha riportato alla luce e valorizzato il grande atrio, la hall e lo scalone proprio con l'obiettivo di recuperare l'apparato decorativo e l'assetto architettonico degli inizi del Novecento.
Il progetto di restauro è firmato, in accordo con la Soprintendenza Regionale della Valle d’Aosta, dallo studio Villani di Vercelli, noto per il Municipio di Saint-Vincent e il recupero del Palazzo dei Birago di Borgaro (opera dello Juvarra) in Torino.
Per il Grand Hotel Billia hanno lavorato 16 superesperti per otto mesi. Daniela Bortot spiega: “Abbiamo mirato al recupero dei valori storici del periodo di massimo splendore del Grand Hotel Billia. All'inizio del 1900, l'imprenditore Stefano Billia incaricò l'architetto di Bordighera Pietro Agosti della progettazione di un albergo ricco e degno di teste coronate. In sei anni Agosti, prendendo spunto dagli stili dell'epoca e dalle sue personali inclinazioni, consegnò un hotel che coniugava le tendenze neogotiche con la cultura liberty dell'epoca.
Nel 1960 il gusto cambia, l'arredo scenico non piace più e il grande albergo viene modificato tanto da nascondere radicalmente l'aspetto originario con controsoffittature e rasature in gesso e cemento che occultano e appiattiscono decori e volumi, annullando l'effetto monumentale delle aree dedicate all'accoglienza. Gli stucchi, le pitture, le mensole, i soffitti cassettonati e i ricchi capitelli lasciarono il posto a semplici superfici piane colorate, evidenziate solo da luci riflesse. L'attuale importante lavoro di restauro ha permesso di smantellare le sovrammissioni, restaurando le decorazioni e gli elementi plastici ancora esistenti e ricostruendo ciò che era andato perduto.
Il ripristino delle pitture mancanti è stato facilitato dai molti ritrovamenti in loco e dalla ripetitività della tipologia decorativa. Più complesso si è rivelato invece il recupero dell'apparato architettonico a causa delle consistenti demolizioni operate nella hall e nell'atrio negli Anni Sessanta. È stato un intervento stimolante e divertente. Ad esempio i capitelli hanno comportato uno studio filologico preliminare per poter gestire la riproposizione cercando di renderla il più possibile verosimile all'originale. L'operazione è stata possibile grazie alla cospicua documentazione fotografica disponibile”.
L'architetto Luca Villani: “I restauratori sono stati coinvolti dai progettisti del restauro nel recupero anche dell'anima che l'architetto Agosti ha dato alla propria creatura rispondendo con il meglio della propria arte.” Sono state ripristinate le grandi finestre che, grazie al recupero della facciata originale in stile Liberty effettuato dallo studio Lissoni – che ha demolito i dehor fissi di metallo costruiti negli Anni '60 – ora possono di nuovo illuminare la hall. Tutto partecipa a creare atmosfera intorno al varco centrale: il soffitto a cassettoni, la fascia pittorica in cimasa delle pareti, le boiserie, la pavimentazione lapidea e le colonne convergono lo sguardo verso il grande scalone, concepito per lo scendere lento e ostentato di donne da sogno.
esidenza del Levante.
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