Michele Pappalardo |
I porti sono l’elemento strategico per determinare la competitività di un sistema paese. In Europa lo hanno scoperto ormai tutti, con una sola eccezione: l’Italia.
A denunciarlo con “grande amarezza” è Michele
Pappalardo, presidente della Federazione italiana agenti marittimi (Federagenti). “Il nostro paese – afferma – non perde l’occasione per confermarsi paese di slogan e di proclami, da quelli sul ruolo centrale dei porti, a quello sulla tanto propagandata piattaforma logistica sul Mediterraneo. La verità è esattamente contraria: è come se – prosegue Pappalardo - l’Italia fosse un paese senza coste, senza porti, senza mare.
E la conferma è arrivata in questi giorni da due fatti, apparentemente marginali, ma sostanzialmente testimoni di una assoluta insensibilità della politica rispetto a una risorsa essenziale per la crescita e la ripresa del paese. Fatti che si commentano da soli”.
Il primo
Nell’ambito di una presunta spending review all’interno dei ministeri, l’unico taglio effettuato all’interno di un ministero delle Infrastrutture e Trasporti, tutt’oggi particolarmente ricco e ramificato settore del trasporto terrestre, ha colpito, guarda caso, i porti e i traffici marittimi. Nonostante le rassicurazioni di questi mesi, è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il provvedimento che unisce le ultime due direzioni del "fu" Ministero della Marina Mercantile, nonostante che tutto il cluster, a suo tempo, si sia pronunciato sul mantenimento della Direzione Porti, anzi sul potenziamento delle strutture.
Il secondo
Fa il paio con la precedente, la scelta dei vertici del ministero di disertare la conferenza strategica europea di Atene sullo sviluppo dei traffici marittimi e sulle strategie al 2030 anche per i porti. Unica eccezione fra i paesi comunitari, tutti rappresentati dal ministro competente o da un suo vice, l’Italia ha partecipato con un capo dipartimento, funzionario sulla cui professionalità ovviamente non esistono dubbi, ma non certo in grado di intervenire su scelte politiche di settore al tavolo in cui si stavano decidendo metodi e vincoli che influenzeranno lo sviluppo in Europa di porti, traffici marittimi e logistica nei prossimi vent’anni.
“E questo - conclude il presidente di Federagenti – è un paese di navigatori…..”
Bocciatura dei porti italiani da parte di Eurostat.
RispondiEliminaAssoporti respinge le critiche Eurostat ribadendo "che non è vero che il ruolo dei nostri Scali sia marginale" nei confronti dei flussi merceologici relativi all'interscambio Euro/Asiatico.
Con i soliti piagnistei non credo si possa andare molto lontano, penso che bisogna essere ben coscienti che i nostri Amministratori hanno dovuto fare i conti con il fatto che il Legislatore negl'ultimi decenni abbia perseguito delle logiche " che poco o nulla avevano a che fare con le esigenze di crescita di un Paese che avrebbe voluto e dovuto ammodernare le proprie infrastrutture“ per consentire al tessuto economico produttivo di essere in grado di mantenere il passo con i suoi più diretti competitori.
Quindi l'inadeguatezza del nostro Sistema Logistico/Portuale e reale e va in buona parte imputata ai nostri Politici che con il loro operato hanno fatto si che attualmente consistenti volumi di Traffico provenienti dall’Oltre Suez e destinati a quella che ragionevolmente noi consideriamo la nostra Area Comunitaria d’influenza, invece che approdare nei nostri Scali, oltrepassino Gibilterra per raggiungere i Porti del Nord Europa, andando notevolmente ad allungare di quasi 4.000 miglia e quindi appesantire in termini di tempi e costi il loro già lungo percorso.
Mi sembra abbastanza condivisibile l'affermazione che dopo oltre un trentennio di letargo infrastrutturale non ci si poteva aspettare una classificazione diversa da parte di Eurostat per i nostri Scali, nei confronti della Portualità Comunitaria che invece con invidiabile lungimiranza ha saputo pianificare e realizzare grandi opere per poter assecondare le notevoli e crescenti esigenze del Mercato e dell'Armamento.
BRUNELLO ZANITTI Giuliano
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