costiere nel Tirreno. I rifiuti marini stanno diventando un vero problema per la salute del mare. Grandi quantitativi di rifiuti giungono da terra e, soprattutto le plastiche, che non riescono a degradarsi possono essere ingeriti da tartarughe, cetacei ed uccelli. La plastica può frammentarsi in particelle più piccole che vengono ingerite dai pesci entrando così a far parte anche della catena alimentare dell’uomo.
Per poter valutare i quantitativi di plastica in mare, l’associazione onlus Accademia del Leviatano sta monitorando, in specifiche aree di valutazione nel Tirreno, la distribuzione e l’abbondanza di plastiche galleggianti più grandi di 25 cm. Per raccogliere i dati i ricercatori utilizzano un metodo sperimentale già utilizzato in altre parti del mondo ed adattato da ISPRA ed Università di Pisa per la situazione mediterranea. Il metodo utilizza per il monitoraggio i traghetti di linea come piattaforme di osservazione, permettendo così sia di poter monitorare aree di mare alto, sia di poter ripetere le osservazioni lungo la stessa rotta. I dati raccolti sembrano positivi: è stato infatti censito, nella regione delle Bocche di Bonifacio, dopo più 1100 km percorsi, circa un oggetto per km quadro.
Questo valore aumenta del 50% proprio nell’area dello Stretto. Rispetto alle altre aree monitorate, l’arcipelago Toscano e le coste Laziali, il quantitativo di rifiuti censito è di circa la meta. I ricercatori coinvolti sottolineano, però, che il dato è preliminare e che riguarda solo il periodo invernale. Il turismo estivo, infatti, potrebbe apportare nell’area un maggior quantitativo di rifiuti.
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