Racing con gli sponsor e i sostenitori che hanno reso possibile la vittoria. Poi, contrariamente a molti dei suoi colleghi, che torneranno velocemente sui campi di regata, ha pianificato un lungo periodo di riposo e relax a casa con la sua famiglia. “Penso che il mio prossimo impegno sarà guidare la barca di assistenza alla regata Junior Fortnight con le mie figlie.” Ha detto Walker nella conferenza stampa al termine della nona tappa conclusasi ieri a Goteborg, che ne ha decretato il ruolo di vincitore. “Vado a passare l'estate a casa, le mie bambine reclamano il loro papà.” Ha dichiarato con un viso sorridente, ma è un commento che rivela comunque quanto sia dura, impegnativa e totalizzante la regata, sia a terra che in mare e quando la vittoria richieda una dedizione praticamente totale.
Ian Walker, che ha un passato di velista olimpico che gli ha fruttato due medaglie d'argento nel 470 e nella Star ed esperienze anche in Coppa America, ieri è diventato l'ultimo skipper ad alzare al cielo il trofeo della Volvo Ocean Race, ex Whitbread Round the World Race. Grazie alla sua determinazione non comune, dato che molti altri avrebbero rinunciato molto prima. La sua prima esperienza infatti, risale all'edizione 2008/09 quando gli fu chiesto di guidare la campagna cino/irlandese di Green Dragon su una barca che purtroppo non gli garantì prestazioni tali da poter impensierire in alcun modo Ericsson 4, guidato da Torben Grael, che vinse in maniera netta quel giro.
Walker sperava di poter far meglio al secondo tentativo, nel 2011/12 a bordo dell'Open 70 Azzam, ma anche in quell'occasione la barca non fu all'altezza delle promesse e anche una serie di incidenti, fra cui la rottura dell'albero proprio la prima notte dopo la partenza, compromisero il risultato di una campagna disseminata di delusioni. Non abbastanza, però, per spingere Ian Walker a rinunciare al suo sogno. Quando arrivò ad Alicante prima dell'edizione 2014/15, appariva rilassato e sicuro a bordo del suo monotipo Volvo Ocean 65, certo di avere un mezzo alla pari dei suoi avversari.
Aveva anche messo insieme un gruppo di otto velisti professionisti molto esperti, fra cui il navigatore inglese Simon Fisher o il veterano spagnolo Roberto “Chuny” Bermudez. “Il nostro piano è semplice.” Disse ai giornalisti che lo intervistarono alla vigilia della partenza. “Se riusciamo a salire sul podio in tutte le tappe, saremo non lontani dalla vittoria nella generale.” E, in effetti, oggi si può dire che questa strategia ha funzionato alla perfezione, dato che oltre a due vittorie di tappa a Città del Capo e Itajaì, in tutte le altre frazioni Azzam ha figurato nei primi tre, due volte in seconda posizione.
Nessun commento:
Posta un commento