festa, che inizia già a bordo del gommone della Direzione di Corsa. La moglie Clara e le figlie Gaia e Camilla si sbracciano e salutano da lontano. Se Carlo è “gasato”, le sue donne lo sono ancora di più.
“Stanotte finalmente dormiamo”, ci confidano. Alla fine si capisce che è stata un’avventura anche per loro.Da lì è stato veramente Phantomas. E chi lo ha visto più!
“Ho dormito tantissimo – ci dice invece Carlo – ogni volta che ho potuto. Ho preso alla lettera i consigli del dottor Stampi. Ho chiuso gli occhi per pochi minuti anche ogni paio di ore. I primi giorni anche in pozzetto. La fatica vera l’ho sentita solo questa ultima notte, quando il vento era tanto e riposare è diventato difficile, anche per l’adrenalina accumulata”. Si rilassa pian piano. E’ felice. Abbraccia ancora una volta Clara e le figlie, poi si concede una battuta: “Ho scoperto che non si può dormire sotto spi. Ci ho provato una volta e sono dovuto correre fuori perché la barca andava per i fatti suoi”. Problemi? “Mai, nemmeno uno, ma non ci credo ancora che ho vinto. Ho avuto anche fortuna. Ho settato Phantomas per i venti leggeri, sapendo che era la mia unica possibilità di far bene, ma quando al ritorno, verso Gaeta, il vento è incominciato ad aumentare pensavo proprio che i Class 40 mi riprendessero. Poi ho visto che continuavo a mantenere invariato il distacco e solo allora ho pensato che era finalmente fatta”. La sua è stata una corsa tutta in testa, a partire da Ventotene quando “dopo un bordo lungo verso terra ho puntato dritto su Ventotene e mi sono ritrovato primo”.
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