contraggono ancora del 3,1% i consumi delle famiglie rispetto al 2012. Segno rosso anche per il mercato del lavoro, con lo 0,9% in meno degli occupati nel 2013 e l’8,5% in meno dall’inizio della crisi allo scorso anno e l’aumento del 13,6% dei disoccupati, pari a 430mila. L’elenco dei dati negativi prosegue con quello dei prestiti bancari alle imprese che hanno segnato il 3,7% in meno delle erogazioni rispetto all’anno prima (e nel primo trimestre 2014 il calo si è accentuato con un ulteriore -3,5%).
Si salvano dalla debacle le esportazioni: +1,9% rispetto al 2012, +1,5% dall’inizio della crisi al 2013. E’ soprattutto il settore dell’aerospazio che tira con un +21,1% rispetto all’anno prima, seguito dalla moda (+7,1%), l’agroalimentare (+4,8%, ma nei primi tre mesi del 2014 perde il 3% sul 2013) e l’automotive (+4,%). Poi il turismo, con +4% di presenze totali (+10,1% rispetto al periodo storico, ma -5,2% nel primo trimestre 2014) e +1% della spesa turistica straniera, ultima spiaggia per una regione che affonda nei dati negativi di una crisi che, tra il 2007 e il 2013, ha messo in ginocchio circa 8mila imprese all’anno.
E’ uno scenario funesto quello delineato dall’annuale Rapporto economico sulla Campania dalla Banca d’Italia. Per gli analisti di Bankitalia, la recessione continua dunque a produrre effetti di ridimensionamento e di selezione della struttura produttiva della regione, anche se s’intravedono prospettive di ripresa più diffuse nel manifatturiero, legate soprattutto ad una maggiore propensione all’internazionalizzazione ed all’innovazione, e meno nei servizi, mentre risultano assenti con comparto dell’edilizia. Il comparto dei servizi continua invece a risentire della riduzione dei consumi, solo in piccola parte compensata dalla tenuta della spesa dei turisti stranieri.
Preoccupa anche il calo dell’agricoltura, che cala fortemente in volume di produzione con un -5,1%. Un dato che penalizza la Campania rispetto alle altre zone d’Italia, come il NordEst che cresce del 4,7%. Vanno meglio le imprese che vendono all’estero, visto che l’export della filiera agroalimentare cresce, mentre la domanda interna cala.
Eduardo Cagnazzi
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