ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti sull’accordo quadro Alitalia. Onorevoli Ministri, in occasione dell’ultimo incontro presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sulla vertenza Alitalia avevamo espresso il nostro dissenso sulla proposta ultimativa presentata dall’azienda.
Ci eravamo riservati, vista la delicatezza della decisione, un breve lasso di tempo per una verifica con i nostri rappresentanti sindacali. Confermiamo qui il nostro giudizio, espresso in tempi non sospetti, sulla gravità della crisi di Alitalia. Con ogni evidenza si tratta di una crisi indotta dalla palese inadeguatezza del "piano fenice" oltre che dall’assenza di una politica di settore e certamente non dipendente da fattori riconducibili al lavoro. Allo stesso modo confermiamo il giudizio sul piano “Ethiad”: un piano molto prudente che però si muove, a differenza di quello targato Air France, nella direzione giusta: più qualità e più rotte intercontinentali. Nel lungo confronto sulla vertenza Alitalia abbiamo affrontato tutte le questioni poste, consapevoli della gravità della crisi. Sulla base di questa consapevolezza e della necessità di dare una risposta alle prospettive industriali dell’azienda e al futuro dei lavoratori, abbiamo ricercato con determinazione una soluzione negoziale. Il nostro convincimento sulla necessità di sostenere il tentativo di superamento di una crisi sempre vicina al fallimento è ulteriormente dimostrato dalla nostra decisione di firmare il contratto e l'accordo sul costo del lavoro. A questo proposito solleva pesanti interrogativi il fatto che di fronte alla dichiarata disponibilità alla firma da parte di CGIL, CISL e UGL non si sia ancora giunti alla conclusione.
Non appare credibile un senso dell'urgenza e l'invocazione dello stato di necessità a fasi alterne, anche a fronte del fatto che le regole per determinare la validità di un contratto sono contenute nell'accordo confederale siglato il 10 gennaio scorso con Confindustria alla quale aderisce Assoaereo, e quindi Alitalia. Per quanto riguarda le modalità di trasferimento d’azienda ed i relativi effetti sul lavoro, permangono invece le nostre contrarietà espresse al tavolo di confronto. Rimane incomprensibile la posizione dell’azienda CAI che ha respinto qualsiasi mediazione utile ad evitare la messa in mobilità e i licenziamenti, rifiutando la proposta, ritenuta percorribile anche dal Ministero del Lavoro, di utilizzo della CIGS per accompagnare lo sviluppo del piano industriale.
Le modalità di trasferimento del personale e la conseguente angosciosa prospettiva del licenziamento avviene peraltro attraverso soluzioni di dubbia legittimità che l’azienda dovrà affrontare. Le ipotesi di ricollocazione appaiono incerte ed aggiungono ragioni di grande preoccupazione tra i lavoratori. Per questi motivi la CGIL e la FILT confermano la non sottoscrizione dell’intesa così come si è determinata il 12 luglio 2014. Ovviamente confermiamo il nostro impegno a sostegno dei lavoratori ingiustamente colpiti, così come continueremo a lavorare per garantire una prospettiva di salvataggio e rilancio di Alitalia e dell’intero settore del trasporto aereo italiano.
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