giovedì 17 luglio 2014

Il caos sui contratti dei dipendenti delle Autorità Portuali


Proprio negli stessi giorni in cui il Governo varava l’ambizioso Disegno di Legge per la riforma della Pubblica Amministrazione, si è ingarbugliata ancora di più l’assurda situazione in cui da mesi si trovano i dipendenti
delle Autorità Portuali, che della Pubblica Amministrazione dovrebbero essere parte. Il condizionale è d’obbligo, perché è esattamente sulla natura degli enti e dei rapporti di lavoro coi loro dipendenti che si è creato l’impasse. Riepilogando, i dipendenti delle Autorità Portuali sono tradizionalmente inquadrati con il Contratto Collettivo dei lavoratori portuali, contratto di natura privatistica firmato, oltre che dalle sigle dei lavoratori e da quelle datoriali (Assiterminal, Assologistica, Fise-Uniport), anche da Assoporti, l’associazione delle Autorità Portuali facente capo al Ministero dei Trasporti. Dopo che il Decreto Legge 78/2010, contenente misure di contenimento della spesa in materia di impiego pubblico, ha bloccato gli aumenti salariali per i dipendenti pubblici, fra essi ricomprendendo quelli nominati negli elenchi Istat, in cui compaiono le Autorità Portuali, a lungo si è dibattuto sul da farsi alla luce del contrasto fra la presunta natura pubblicistica degli enti così determinata e quella privata dei contratti di lavoro da essi applicati.

E, nelle more di una soluzione definitiva, nel 2013 qualche presidente di Autorità Portuale ha cominciato non solo a bloccare gli aumenti previsti dal CCNL, ma anche a chiedere ai dipendenti la restituzione degli aumenti percepiti da contratto negli anni 2011 e 2012, suffragato in tale azione dalle interpretazioni fornite dalla Ragioneria di Stato e ribadite dal Ministero dei Trasporti. Naturalmente non sono mancati i ricorsi, anche se gli esiti delle cause intentate di fronte a diversi Tribunali in tutta Italia non sembrano aiutare a fare chiarezza: “Poco tempo fa a Genova c’è stata una sentenza negativa per i dipendenti, ma a inizio giugno, invece, il Tribunale di Tempio Pausania ha accolto il ricorso di alcuni lavoratori contro l’Autorità Portuale di Olbia e Golfo Aranci” ha spiegato infatti Ugo Milone della Fit Cisl, aggiungendo che “si spera che le motivazioni di tale sentenza siano risolutive”.

Al momento infatti è stato pubblicato solo il dispositivo, comunque piuttosto chiaro nell’accertare “il diritto di parte ricorrente a percepire il trattamento economico e giuridico previsto dal CCNL di riferimento per i Lavoratori dei Porti”.
 Andrea Moizo
 (leggi l’articolo completo su PORTO&diporto Luglio 2014)

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