delle Autorità Portuali, che della Pubblica Amministrazione dovrebbero essere parte. Il condizionale è d’obbligo, perché è esattamente sulla natura degli enti e dei rapporti di lavoro coi loro dipendenti che si è creato l’impasse. Riepilogando, i dipendenti delle Autorità Portuali sono tradizionalmente inquadrati con il Contratto Collettivo dei lavoratori portuali, contratto di natura privatistica firmato, oltre che dalle sigle dei lavoratori e da quelle datoriali (Assiterminal, Assologistica, Fise-Uniport), anche da Assoporti, l’associazione delle Autorità Portuali facente capo al Ministero dei Trasporti. Dopo che il Decreto Legge 78/2010, contenente misure di contenimento della spesa in materia di impiego pubblico, ha bloccato gli aumenti salariali per i dipendenti pubblici, fra essi ricomprendendo quelli nominati negli elenchi Istat, in cui compaiono le Autorità Portuali, a lungo si è dibattuto sul da farsi alla luce del contrasto fra la presunta natura pubblicistica degli enti così determinata e quella privata dei contratti di lavoro da essi applicati.
E, nelle more di una soluzione definitiva, nel 2013 qualche presidente di Autorità Portuale ha cominciato non solo a bloccare gli aumenti previsti dal CCNL, ma anche a chiedere ai dipendenti la restituzione degli aumenti percepiti da contratto negli anni 2011 e 2012, suffragato in tale azione dalle interpretazioni fornite dalla Ragioneria di Stato e ribadite dal Ministero dei Trasporti. Naturalmente non sono mancati i ricorsi, anche se gli esiti delle cause intentate di fronte a diversi Tribunali in tutta Italia non sembrano aiutare a fare chiarezza: “Poco tempo fa a Genova c’è stata una sentenza negativa per i dipendenti, ma a inizio giugno, invece, il Tribunale di Tempio Pausania ha accolto il ricorso di alcuni lavoratori contro l’Autorità Portuale di Olbia e Golfo Aranci” ha spiegato infatti Ugo Milone della Fit Cisl, aggiungendo che “si spera che le motivazioni di tale sentenza siano risolutive”.
Al momento infatti è stato pubblicato solo il dispositivo, comunque piuttosto chiaro nell’accertare “il diritto di parte ricorrente a percepire il trattamento economico e giuridico previsto dal CCNL di riferimento per i Lavoratori dei Porti”.
Andrea Moizo
(leggi l’articolo completo su PORTO&diporto Luglio 2014)
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