Siamo un paese ben strano, assetato di energia di cui (sembra) siamo poverissimi, ma poi in pratica facciamo di tutto per rimanere perennemente dipendenti da fonti (e interessi) stranieri.
Si conosce la dimensione dei giacimenti di petrolio e gas naturale esistenti in Basilicata, ma non risulta siano adeguatamente sfruttati, si conoscono le potenzialità dei giacimenti nel Mar Adriatico, ma periodicamente
ostacolati nello sfruttamento, li sfrutteranno i croati sull’altra sponda dell’Adriatico. E’ di questi giorno la notizia dal ricorso al Tar del Lazio di almeno una mezza dozzina di sigle ambientaliste oltre ad altrettanti comuni siciliani, per bloccare il progetto denominato “Off-shore Ibleo” con il quale l’Eni prevede di realizzare svariati pozzi di trivellazione, una piattaforma e qualche gasdotto al largo della Sicilia.
Dal canto suo la Sardegna non è da meno: il servizio di sostenibilità ambientale e valutazione impatti ambientali ha rigettato il progetto di trivellazioni ad Arborea, per la ricerca di gas proposto da Saras. Certamente le ragioni della salute ambientale sono care a tutti, pur tuttavia bisogna ricercare un giusto equilibrio tra lo sfruttamento delle energie tradizionali e quelle alternative: per arrivare ad una completa inversione di tendenza affinchè le alternative odierne diventino “tradizionali” nel futuro, e ci vorranno svariati decenni perché ciò accada.
Nel frattempo necessitiamo di petrolio e gas, comunque; ora perché essere sempre legati ad interessi stranieri? Abbiamo bisogno di loro paladini in Patria?
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