L'Italia può ripartire dai porti, se saprà semplificare e cogliere le enormi opportunità derivanti dalla logistica e dalla propria posizione nel cuore del Mediterraneo. E' quanto ha affermato il presidente di Assoporti Pasqualino Monti, intervenendo venerdì scorso insieme al vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, al corso di "Economia del Mare e Valore
della Portualità" presso l'Istituto Tecnologico per i Trasporti e la Logistica "Acciaiuoli'' di Ortona.
Monti ha ripreso anche il tema di un possibile asse Tirreno-Adriatico tra il porto di Civitavecchia e quello di Ortona. "È un tema di cui si parla da tempo - ha spiegato Monti - soprattutto in relazione al flusso di traffici commerciali che parte dalla Turchia verso la Spagna e che oggi rimbalza da Igoumenitsa, Brindisi e Civitavecchia, per poi avere come destinazione i mercati spagnoli.
Questo significa che il tratto su gomma è molto più lungo rispetto a quello che si avrebbe se ci fosse un collegamento con Ortona. Un'alleanza che impone anche un cambio di visione. Il nostro Paese deve superare i localismi e la micro-concorrenza tra i singoli scali". Monti ha poi affrontato l'annosa questione dei dragaggi, particolarmente sentita proprio ad Ortona, il cui sviluppo dal punto di vista commerciale è limitato dall'assenza di fondali adeguati.
"Non è solo un problema di Ortona - ha detto Monti - ma dell'Italia, dove non si è ancora ben compresa la rilevanza dell'economia del mare. Le navi sono sempre più grandi, ciò significa che per essere competitivi e rispondere alle esigenze del mercato bisogna avere dei porti che abbiano dei pescaggi adeguati. Ortona ha un fondale troppo limitato, anche -10 metri sarebbe poco. Bisognerebbe portarlo almeno a -12 metri. Purtroppo però la mancata semplificazione delle procedure amministrative per arrivare al dragaggio non consente ai nostri porti di adeguare i fondali al mercato. E questo è diventato un limite anche per scali commerciali con traffici molto importanti». Monti ha colto l'occasione per una riflessione sulla riforma dei porti.
«Auspico che presto venga portato all'attenzione del consiglio dei ministri il piano nazionale della portualità e della logistica. Mi auguro che si possa affrontare il prima possibile la parte di sburocratizzazione delle norme, di razionalizzazione del sistema, per renderla più rispondente alle esigenze del mercato. La speranza è che per realizzare tutto questo non passino altri dieci anni. Tempo non ne abbiamo, rischiamo di perdere fette importanti di mercato».
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