Per il comparto nautico è’ un’inversione di tendenza quella auspicata dal presidente di UCINA Confindustria Nautica Anton Albertoni nel corso del SATEC di Cagliari appena conclusosi, in una regione che, proprio sullo sviluppo del comparto nautico, vuole giocarsi la carta del suo futuro adottando strumenti competitivi come hanno dichiarato il presidente della Regione Capellacci e quello di rete Porti della Sardegna Cuccureddu
“ rivalutando il ruolo dei marina come vere e proprie “porte d’acqua” del territorio per una regione che si classifica al primo posto al mondo per destinazioni di gigayachts”Si deve quindi puntare all’incoming nautico e al club di prodotto (mare e turismo nautico), promozione da affidare anche alle 25 delegazioni estere dell’ENIT e a quelle dell’ICE . In questo contesto è evidente come sia urgente il “cambio di rotta” proposto dal presidente di UCINA quando, come ha dichiarato il prof. Ugolini docente dell’Università di Genova, sono disastrosi i dati sul comparto registrati dall’Osservatorio del Turismo Nautico.
“Ancora una volta – spiega Roberto Perocchio presidente di Assomarinas, l’Associazione Italiana dei Porti Turistici - nell’autorevole sede del SATEC abbiamo potuto apprezzare l’esattezza dei dati dell’Osservatorio Nautico che denunciano la pesante crisi che ha investito anche la portualità turistica con -26% di contratti d’ormeggio annuali, - 34% nei transiti e – 56% della spesa turistica sul territorio e – 21% sul charter per non parlare della perdita occupazionale – 20.000 unità nell’anno appena trascorso. Quella dei porti è una crisi che si accompagna all’immissione sul mercato di 15.000 posti barca negli ultimi cinque anni e con altri 20.000 in fase di realizzazione. Eredità questa – sottolinea Perocchio - che nasce da un eccesso di fiducia nella crescita del comparto nautico determinatasi dalla fine degli anni 90”.Da parte sua il prof. Ugolini ha ribadito che qualsiasi impiego di risorse pubbliche nella realizzazione di nuove strutture sarebbe mal posto e creerebbe ulteriori danni ad un sistema di servizi che ha ora bisogno di utilizzare al meglio l’esistente e che deve riservare all’iniziativa privata le attività di marketing razionalizzando inoltre l’occupazione degli spazi e il mercato del lavoro.
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