Le Unioni regionali che hanno già compiuto il primo, determinante passo sono l’Abruzzo (che porterà a 2 le 4 Camere di commercio oggi esistenti, con l’accorpamento di Teramo e L’Aquila e di Pescara e Chieti), la Basilicata (da 2 a 1), la Calabria (da 5 a 3), la Campania (da 5 a 4, con Avellino e Benevento destinate a unificarsi ), l’Emilia Romagna (da 9 a 4), il Lazio (da 5 a 2, ovvero l’area metropolitana di Roma e le altre province insieme), la Liguria (da 4 a 2, l’area metropolitana di Genova e l’accorpamento in una sola strutture delle rimanenti province), il Molise (da 2 a 1), il Piemonte (da 8 a 3, con Torino, la Camera del Sud e la Camera del Nord Piemonte), la Puglia (da 5 a 3 in virtù degli accorpamenti di Bari e Taranto e di Brindisi e Lecce), il Veneto (da 7 a 5) e l’Umbria (da 2 a 1). La “geografia” camerale non muterà, invece, in Trentino Alto Adige, dati i vincoli delle due province a statuto speciale, e in Valle d’Aosta, dove esiste una sola Camera di commercio.
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lunedì 28 luglio 2014
Le CdC si autoriformano: ufficiale il piano accorpamenti
E’ partita
ufficialmente la riforma delle Camere di commercio italiane che porterà al
dimezzamento del loro numero. Il comitato esecutivo di Unioncamere ha
varato ufficialmente l’operazione riordino prendendo atto delle prime
indicazioni maturate a livello regionale. La richiesta era di indicare le
possibili aggregazioni per portare il numero totale delle Camere dalle attuali
105 a non più di 50-60. Dodici Unioni regionali hanno già provveduto ad approvare
l’accorpamento delle strutture camerali del proprio territorio, mentre le
rimanenti formalizzeranno l’analogo percorso nei prossimi giorni. Gli
accorpamenti tendono a creare realtà locali con un bacino pari ad almeno 80.000
imprese che coniuga sostenibilità economica e valorizzazione dei territori.
Entro l’autunno tutte le Camere di commercio saranno impegnate a deliberare il
nuovo assetto.
Le Unioni regionali che hanno già compiuto il primo, determinante passo sono l’Abruzzo (che porterà a 2 le 4 Camere di commercio oggi esistenti, con l’accorpamento di Teramo e L’Aquila e di Pescara e Chieti), la Basilicata (da 2 a 1), la Calabria (da 5 a 3), la Campania (da 5 a 4, con Avellino e Benevento destinate a unificarsi ), l’Emilia Romagna (da 9 a 4), il Lazio (da 5 a 2, ovvero l’area metropolitana di Roma e le altre province insieme), la Liguria (da 4 a 2, l’area metropolitana di Genova e l’accorpamento in una sola strutture delle rimanenti province), il Molise (da 2 a 1), il Piemonte (da 8 a 3, con Torino, la Camera del Sud e la Camera del Nord Piemonte), la Puglia (da 5 a 3 in virtù degli accorpamenti di Bari e Taranto e di Brindisi e Lecce), il Veneto (da 7 a 5) e l’Umbria (da 2 a 1). La “geografia” camerale non muterà, invece, in Trentino Alto Adige, dati i vincoli delle due province a statuto speciale, e in Valle d’Aosta, dove esiste una sola Camera di commercio.
Le Unioni regionali che hanno già compiuto il primo, determinante passo sono l’Abruzzo (che porterà a 2 le 4 Camere di commercio oggi esistenti, con l’accorpamento di Teramo e L’Aquila e di Pescara e Chieti), la Basilicata (da 2 a 1), la Calabria (da 5 a 3), la Campania (da 5 a 4, con Avellino e Benevento destinate a unificarsi ), l’Emilia Romagna (da 9 a 4), il Lazio (da 5 a 2, ovvero l’area metropolitana di Roma e le altre province insieme), la Liguria (da 4 a 2, l’area metropolitana di Genova e l’accorpamento in una sola strutture delle rimanenti province), il Molise (da 2 a 1), il Piemonte (da 8 a 3, con Torino, la Camera del Sud e la Camera del Nord Piemonte), la Puglia (da 5 a 3 in virtù degli accorpamenti di Bari e Taranto e di Brindisi e Lecce), il Veneto (da 7 a 5) e l’Umbria (da 2 a 1). La “geografia” camerale non muterà, invece, in Trentino Alto Adige, dati i vincoli delle due province a statuto speciale, e in Valle d’Aosta, dove esiste una sola Camera di commercio.
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