Tir fermi per cinque giorni consecutivi alla fine del prossimo mese di ottobre. Questa la decisione assunta dal Consiglio Nazionale da parte dell’Associazione di rappresentanza Trasportounito, svoltasi a Roma lo scorso 7 settembre.
La scelta è stata adottata “con profonda amarezza”, difronte a una
strada senza alternative. “Con la totale latitanza del governo, capace solo di organizzare tavoli inconcludenti, e una crisi scandita da centinaia di fallimenti e chiusure di aziende di autotrasporto – spiega Franco Pensiero, Presidente nazionale di Trasportounito – quella del fermo è quasi una non scelta. L’autotrasporto italiano sta collassando e con l’autotrasporto sta collassando l’intero indotto nonchè quell’accenno di sistema logistico del paese che ancora funzionava e, complessivamente, vengono meno tutti gli standard minimi di sicurezza sulle strade”.
All’uscita di scena di centinaia di imprese italiane (da gennaio a oggi si conta che fra fallimenti, chiusure, liquidazioni ne siano spariti ulteriori 3.000) le strade e le autostrade italiane sono ormai in balia di vettori esteri che molto spesso viaggiano in condizioni di sicurezza largamente al di sotto degli standard minimi, attuando anche su questo fronte, una concorrenza sleale.
“Nella totale assenza di referenti politici e istituzionali – prosegue Maurizio Longo, Segretario Nazionale di Trasportounito – la reintroduzione del Sistri, l’assenza dei controlli nel rispetto di leggi vigenti, il caro gasolio, l’aumento generalizzato dei costi, una pressione fiscale che spesso assesta il colpo finale alle imprese che già sono in crisi, hanno avvicinato drammaticamente il punto del non ritorno.
Per altro, tutte le tematiche che in qualche modo avrebbero potuto consentire alla categoria di tenere duro e continuare ad operare, sono ormai confinate nel dimenticatoio. Dai costi minimi, alle garanzie di pagamento dei servizi di autotrasporto, ai mancati controlli alla committenza, alla intermediazione parassitaria.Tutto accantonato e dimenticato, almeno fino a quando , dai corridoi politici-istituzionali, spunteranno provvedimenti di modifica, che – è sin troppo facile presumere - risulteranno peggiorativi per le imprese italiane di autotrasporto”.
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