giovedì 5 dicembre 2013

Con l’MLC 2006 migliora la vita a bordo

Anche l’Italia nelle scorse settimane ha finalmente ratificato la Convenzione sul Lavoro Marittimo MLC 2006.
La sottoscrizione è arrivata in concomitanza di un incontro svoltosi alla Farnesina fra il Ministro degli Affari Esteri Emma Bonino e il Direttore
Generale dell’ILO (International Labour Organization, agenzia ONU per il lavoro), Guy Ryder, al termine del quale si è svolta le cerimonia di consegna dello strumento di ratifica da parte dell’Italia della Convenzione n.186 del 2006 sul lavoro marittimo.

La Convenzione entrerà quindi in vigore per l’Italia il 19 novembre 2014. Dal presidente di ILO la Convenzione è stata definita “una pietra miliare nella storia marittima, frutto del dialogo internazionale, che permetterà di promuovere condizioni di lavoro dignitose per i marittimi e al contempo concorrenza leale tra gli armatori in una delle industrie più globalizzate del mondo”.
Per un’analisi degli effetti di MLC sui marittimi e sui porti italiani abbiamo interpellato Filippo Guadagna, amministratore delegato dell’agenzia genovese di manning e di consulenza in materia di equipaggi marittimi Sirius Ship Management, la prima in Italia a ricevere dal RINA il certificato MLC 2006 – Crew Manning Agent: “Per l’Italia e le sue navi non rappresenta un cambiamento stravolgente, ma per il settore avrà un effetto dirompente e migliorativo per i marittimi, perché di fatto porterà alla definitiva sparizione delle bandiere ombra”.

Sette anni fa l’ILO decise che erano necessari un’armonizzazione dello sterminato corpus di regole sul settore marittimo accumulatesi nel tempo e uno strumento basilare unico di coordinamento, valevole praticamente ovunque. “Un risultato quest’ultimo – riprende Guadagna – raggiunto non solo grazie al fatto che “la MLC si applica a tutto il personale che lavora a bordo di navi commerciali di qualsiasi genere (escluse solo le militari, quelle da pesca e diporto), quali che ne siano le funzioni, ma anche in ragione del fatto che pure le navi battenti bandiera di un paese non sottoscrittore sono soggette a ispezioni (e alle relative sanzioni in caso di inadempienza) nei porti dei paesi ratificatori”.

Andrea Moizo

(leggi l’articolo completo su Porto&diporto edizione Dicembre)

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