Non si sono ancora spenti gli echi degli ambientalisti contro la vituperata legge che consente ai pescatori australiani di catturare e uccidere gli squali davanti alle spiagge del continente australe per contenere gli attacchi in mare di questi predatori contro gli umani, che già si apre per
un nuovo fronte. Mentre si ha notizia della prima uccisione di uno squalo dopo poche ore dall’installazione di lunghe linee di ami con esche sospese a barili galleggianti, un gruppo di oltre 200 scienziati e specialisti in discipline legate al mare, ha denunciato la grande espansione prevista per il porto carbonifero di Abbott Point, nel Nordest australiano.
Il sito è proprio prospiciente la Grande Barriera corallina già patrimonio mondiale dell’Unesco ed in procinto di passare nella triste lista di quelli “in pericolo”: gli studiosi chiedono che l’Authority del Parco Marino della Grande Barriera impedisca di scaricare nelle acque del parco il materiale di risulta dallo scavo per l’ampliamento del bacino portuale. Si tratterebbe di oltre 3 milioni di metri cubi di sedimenti che potrebbero danneggiare irreparabilmente il prezioso e delicato ecosistema della barriera corallina.
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