lunedì 18 novembre 2013

Venezuela, crogiuolo di diversità etniche e geografiche

E’ il paradiso naturale che dette vita ai primi insediamenti circa 15mila anni fa. Un territorio che l’uomo umanizzò nel corso dei secoli, mettendo in pratica competenze agricole e centri di culto, luoghi tanto diversi quanto lo furono i modi di vivere. Oggi il Venezuela è la porta
d’ingresso del Sudamerica caraibico, andino, atlantico ed amazzonico; un Paese dalle tante sfaccettature che offre al turista spiagge incontaminate e dalle acque cristalline, dove l’azzurro del cielo si confonde con l’immensità del mare, dove le sabbie dorate si incontrano in perfetta armonia con lo splendente sole del Tropico.

 Un territorio fatto di contrasti dove si può toccare il cielo dalla cordigliera andina, percorrere le infinite pianure così come la flora e la fauna che vi trovano riparo e lasciarsi trasportare fino agli albori della terra esplorando l’imponente selva con il Salto dell’Angelo, la cascata più alta del pianeta. E un territorio dove è maggiormente presente una comunità italiana, più di duecentomila, ai quali vanno aggiunti i loro discendenti, circa ottocentomila nati in quelle regioni, perfettamente integrati.

Un Paese dove feste ed eventi si susseguono tutto l’anno. A Merida, nella regione andina, il 6 gennaio, si svolge una suggestiva cerimonia folclorista in occasione dell’Epifania. Nella stessa città, a febbraio, ha luogo il tipico Carnevale, con sfilate di carri e musica. A marzo, Barlovento ospita Los tambores de Barlovento, una kermesse che celebra la stagione delle piogge, a ritmo di tamburi e percussioni.

 La settimana di Pasqua, con le classiche celebrazioni cattoliche, è molto avvertita in tutto il Paese, soprattutto dalla comunità italiana. Di matrice cattolica anche la grande festa del 23 giugno per San Giovanni Battista. Un’occasione in cui in tutto il Paese si organizzano sfilate con danze e ritmi africani, accompagnate da riti di purificazione. Nel mese di dicembre, tra Natale e Capodanno, si festeggia San Bonito, il santo patrono delle popolazioni che vivono intorno al lago Maracaibo.
“Il Venezuela è uno dei Paesi che può raggiungere i più alti livelli di sviluppo turistico”, racconta Julian Isaias Rodriguez, ambasciatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Italia, a Porto&diporto, “in quanto è considerato come un territorio con la maggiore diversità ecologica nel mondo, una geografia variegata che combina regioni tropicali, climi desertici, giungle, ampie pianure e ambienti andini. E con la più estesa area protetta dell’America Latina, che copre circa il 63% del territorio nazionale”. 

Non meno significativi sono i siti archeologici. Sull’isola di Cubagua, nel Nordest, si trovano i resti di quello che fu Nueva Cadiz, il primo insediamento popolato del Continente sudamericano e più tardi testimone dei primi momenti della conquista del Nuovo Mondo. A Taima Taima, invece, il radiocarbonio ha permesso di individuare utensili e resti fossili di fauna e di flora pleistocenica risalenti a 13.500 anni fa. Così per l’area archeologica di Pedraza che raccoglie tumuli di grandi dimensioni per cerimonie e Punta Gorda per gli strumenti per la caccia in pietra e conchiglie. Ma Venezuela è anche mare, isole circondate da barriere coralline, delfini e balene; una varietà di specie di terra e di mare, mete preferite di turisti che amano la biodiversità e l’ecologia, bei percorsi lungo strade tortuose, fiumi e villaggi abitati da uomini e donne di carnagione color cacao e da popolazioni di diversa etnia: yecuana, yanomami, pemon, piaroa e panare.

“Culture che costituiscono un autentico serbatoio di conoscenze antiche dal quale il Paese sta ripartendo per costruire il proprio futuro”, aggiunge Rodriguez. Questo è il Venezuela.

Eduardo Cagnazzi

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