giovedì 18 settembre 2014

IBLA – L’ultimo miglio dei servizi portuali


Alla grande attenzione posta dall’industria marittima nella sicurezza della navigazione in mare aperto non corrisponde, in molte realtà portuali, un’adeguata risposta in termini di professionalità del
servizio di ormeggio.
“Si costruiscono vettori sempre più grandi, dotati delle tecnologie più avanzate e ci si dimentica dell’ultimo miglio, potenzialmente il più pericoloso, poiché si svolge in spazi ristretti, con un traffico intenso”. Marco Mandirola, presidente dell’International Boatmen’s Linesmen’s Association – IBLA, è reduce dall’Assemblea dell’associazione tenutasi a metà settembre a Reggio Calabria, dove ha annunciato l’adesione dei rappresentanti del settore di Argentina, Montenegro, Portogallo e Abi Dhabi.

“Un ulteriore tassello – spiega a PORTO&diporto – della nostra strategia di allargamento della rappresentanza, elemento chiave per raggiungere i nostri obiettivi di sicurezza ed efficienza globale nella conduzione del servizio d’ormeggio”.
 Che cos’è IBLA?
 Siamo un’associazione “no profit” nata nel 2006 a Ravenna con lo scopo di confrontarci per un proficuo scambio di informazioni, esperienze, competenze tecnico – nautiche. Ad oggi, riuniamo le società d’ormeggio di quasi tutta Europa, della costa del Pacifico degli Stati Uniti, della Tunisia, in rappresentanza di quattro continenti. L’idea è fare leva sui legami associativi transnazionali per omogeneizzare le diverse istanze e ridurre la tendenza rischiosa a mettere in secondo piano temi fondamentali quali il rispetto delle regole e i diritti primari.
 Quali sono gli obiettivi principali della vostra azione?
 Puntiamo alla definizione di standard minimi e vincolanti a cui tutti dovrebbero adeguarsi. Essenziale, in quest’ottica, l’ottenimento in ambito IMO della revisione del testo delle “Linee Guida” del 2005, accorpando in un unico momento terra/mare l’attività d’ormeggio. Non può esistere un operatore che svolga unicamente il lavoro in banchina con standard professionali diversi, o addirittura non richiesti, da colui che opera in mare su motobarche: l’interscambiabilità dei ruoli esiste da sempre. Poi c’è la questione del riconoscimento come “Membri Auditori”.
 Giovanni Grande 
 (leggi l’intervista completa su PORTO&diporto settembre 2014)

Nessun commento:

Posta un commento