venerdì 14 giugno 2013

Montanari e RBD ristrutturano il debito e preparano la ripartenza

Con una curiosa coincidenza nelle scorse settimane due storiche compagnie armatoriali italiane sono giunte, dopo lunghe trattative, a concludere un accordo con i rispettivi creditori per la rimodulazione del proprio debito, chiudendo così un periodo di grande incertezza e potendo guardare agli anni a venire con maggiore ottimismo.

Per la shipping company marchigiana Navigazione Montanari ci sono voluti quasi due anni, ma alla fine un’intesa per la ridefinizione del debito ammontante a circa 500 milioni di dollari è stata trovata. A comunicarlo sono stati la società di Fano e uno dei suoi advisor legali, lo studio legale milanese NCTM, che ha seguito il cliente con un team guidato da Paolo Montironi. L’accordo raggiunto con gli istituti di credito (le italiane Intesa Sanpaolo, Unicredit, MPS, Banco Popolare, Banca Marche e Carifano, le francesi BNP, Crédit Agricole, Société Générale, le tedesche Dsf e HSH e l'olandese Ing) prevede
“in linea con le prospettive di generazione di cassa della società, – recita la nota emessa da quest’ultima – il riscadenziamento (al 2019, nda) dei termini dei finanziamenti esistenti e il mantenimento dell’adeguata flessibilità operativa. L’accordo sottoscritto permetterà al management di focalizzarsi sull’attività armatoriale al fine di massimizzare l’impiego delle navi”.
L’operazione consentirà alla società marchigiana di avere maggiore flessibilità finanziaria e concentrarsi sullo sviluppo del core business senza intaccare irreversibilmente il patrimonio armatoriale (composto attualmente da 28 navi di proprietà): è prevista infatti la sola cessione delle due petroliere aframax costruite nel 2000 Valbruna e Vallombrosa da 113.000 dwt.

Non sarà invece intaccato il patrimonio armatoriale di RBD – Rizzo Bottiglieri De Carlini, che, pochi giorni dopo il semaforo verde a Montanari, ha ottenuto l’omologa da parte del Tribunale di Torre Annunziata dell'accordo di ristrutturazione dei debiti ex art. 182-bis della legge fallimentare, dopo una trattativa con gli istituti di credito trascinatasi per circa un anno.

Nell’istanza per l’omologazione dell’accordo di ristrutturazione del debito si legge infatti che il piano prevede: la regolare prosecuzione dell’attività armatoriale; il sostengo alla società da parte degli azionisti mediante il conferimento di beni immobili di un valore non inferiore a 10 milioni di euro e la conversione in capitale dei finanziamenti soci dell’importo di 6,3 milioni di euro; una modifica consensuale delle modalità e dei tempi di rimborso dei debiti finanziari attualmente esistenti con il riscadenziamento degli stessi al 2027; la risoluzione dei contratti di noleggio stipulati con altri armatori; l’invarianza della flotta di proprietà (non sono previste né l’acquisto di nuove navi né la cessione di quelle esistenti); la dismissione degli immobili di proprietà della società e delle società controllate.
Andrea Moizo

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