mercoledì 10 luglio 2013

Megaportacontainer, da Civitavecchia a Trieste tutti le vogliono


La ripresa economica appare ancora là da venire e con essa quella dei traffici marittimi containerizzati – sebbene, prendendo ad esempio i dati Contship relativi al primo semestre (e ai terminal del gruppo nel Mediterraneo: La Spezia, Ravenna, Cagliari, Gioia Tauro, Salerno e Tangeri), si notino lievi incrementi – ma ciononostante non manca chi, da un punto di vista terminalistico, traguarda la svolta, preparandosi ad un’auspicata e auspicabile impennata delle movimentazioni.

È il caso ad esempio dello scalo di Civitavecchia, il cui presidente dell’Autorità Portuale Pasqualino Monti ha recentemente annunciato in pompa magna il progetto di realizzazione di un nuovo terminal container di ultima generazione.
 “Sarà una nuova infrastruttura da 1,5 milioni di TEUs che nascerà sulla scorta dei nuovi moderni terminal come il Tanger Med marocchino e potrà accogliere le grandi navi portacontainer di ultima generazione. Il mondo dello shipping sta cambiando e questo terminal, che sorgerà presso la Darsena energetica grandi masse, è stato progettato tenendo conto delle dimensioni delle nuove maxi-navi che entreranno in servizio in questi anni”.
Monti ha inoltre precisato che “verrà liberato per altre attività l’attuale terminal container posizionato nel cuore del porto (dove opera la RTC Roma Terminal Container, controllata dalla Marinvest, finanziaria del gruppo MSC). L’investimento totale previsto (suddiviso in due fasi) è di circa 400 milioni di euro complessivi, di cui l’80% a carico dei privati e il 20% in capo all’Autorità Portuale”. 
Immediato l’interesse da parte sia di Contship Italia (“Esiste la nostra volontà di essere parte integrante di questa sfida” ha detto il vicepresidente Marco Simonetti) che di MSC, nonché del Gruppo Gavio.
Il progetto della Darsena Energetica Grandi Masse è affidato alla società Compagnia Porto di Civitavecchia Spa, controllata dal Gruppo Gavio e partecipata da ENEL e Italpetroli (passata alcuni anni fa ad Unicredit). Rino Canavese, ex presidente dell’Autorità Portuale di Savona e ora collaboratore del Gruppo Gavio, sta seguendo in prima persona il progetto:
“Affianco alle attività terminalistiche dedicate ai traffici petroliferi sorgerà questo nuovo terminal in grado di accogliere navi portacontainer di portata superiore ai 12.000 TEUs. Oltre ai pescaggi da -18 metri, la banchina lineare d’accosto sarà lunga 950 metri e consentirà quindi di accogliere due navi madre in contemporanea, il bacino d’evoluzione avrà diametro pari a 650 metri e i piazzali sono pensati per poter accogliere il peso delle gru di ultima generazione”.
Ma quello laziale non è l’unico porto teso a potenziare la propria capacità di movimentazione in ambito container. A Genova Luigi Negri, numero uno del Terminal Sech, ha recentemente fatto il punto sul progetto di riempimento di Calata Bettolo, che sarà affidata al Consorzio Bettolo, joint venture fra Marinvest, al 65%, e Sech:
 “Entro breve ci incontreremo con l’Autorità Portuale per formalizzare l’atto di concessione, che mi auguro avrà durata fino al 2045, e a seguire procederemo con l’assegnazione degli ordini per le sovrastrutture. Tra la fine di quest’anno e l’inizio del 2014 avvieremo un piano d’investimenti da 135 milioni di euro per i macchinari e le gru del nuovo terminal container di Calata Bettolo”.
La nuova struttura disporrà di una banchina lineare di oltre 500 metri, fondali a -14,5 metri e una superficie operativa di piazzale da circa 200.000 mq. “Il piano di sviluppo del terminal prevede l’installazione di sei gru di banchina (del valore di 8 milioni di euro ciascuna), cui si aggiungeranno tutte le macchine di piazzale per il sollevamento, che saranno completamente automatizzate garantendo, a parità di personale impiegato, importanti risparmi in termini di efficienza e di manutenzione. Sarà il primo esempio in Italia di terminal automatizzato”.
Andrea Moizo

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