giovedì 9 gennaio 2014

Caro-traghetti: l’autotrasporto sardo penalizzato


La CNA-Fita, dopo l’ennesima multa dell’Antitrust agli armatori, ribadisce l’urgenza di un intervento risolutivo da parte del Ministro Lupi: “E’ compromessa la continuità commerciale degli operatori sardi”. L’Antitrust ha nuovamente multato Moby Lines e la Compagnia Italiana di Navigazione ritenendo del tutto
inconsistenti le argomentazioni degli armatori per rispondere all’accusa di aver dato vita ad un cartello economico sulle tratte da e per la Sardegna che ha di fatto annullato la concorrenza aumentando i costi per l’utenza. CNA-Fita per prima segnalò all’Antitrust, nel 2011, simili dinamiche e invitando la stessa Authority ad approfondire e verificare quanto stesse accadendo.

A quelle verifiche seguì una multa a giugno 2013 e adesso ecco la seconda sanzione a ribadire la fondatezza delle nostre denunce e l’urgenza di un intervento da parte della politica.
 “Un autotrasportatore sardo con un solo mezzo – ha dichiarato Cinzia Franchini presidente nazionale CNA-Fita - mediamente in un anno arriva ad utilizzare 200 passaggi navali spendendo complessivamente più di 90mila euro. Questo è il prezzo che l’autotrasporto sardo paga per avere continuità commerciale, un prezzo salatissimo per poter lavorare. Dopo il caro pedaggi ecco confermato anche il caro traghetti. Per questo il ministro Lupi non deve indugiare oltre bensì convochi urgentemente il tavolo con le associazioni firmatarie di quel protocollo che da subito, lo scorso 28 novembre, individuò l’esigenza di un focus sulle isole Sardegna e Sicilia. Di parole ne sono state spese molte e oggi con le elezioni regionali alle porte CNA-Fita non intende avvallare prospettive visionarie”.
 Ciò che serve sono provvedimenti tempestivi, concreti e immediatamente spendibili. Oggi, rispetto agli incrementi ingiustificabili oltre che insostenibili, i costi minimi di sicurezza non rappresentano un argine utile per l’autotrasporto che continua ad essere colpito nella sua operatività perdendo ogni giorno margini di competitività. E’ bene ricordare inoltre che nel caso specifico della Sardegna gli stessi costi minimi non contemplano i traghetti e tutto questo deve far riflettere rispetto all’esigenza di individuare nuovi meccanismi di difesa rispetto ad un caro costi (pedaggi, traghetti, carburante) che continua a concentrarsi su poche e fondamentali voci. Su queste voci è urgente una risposta politica credibile.

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