domenica 8 giugno 2014

Stiamo davvero cambiando verso in questo Paese?

Da più parti ci si interroga su quali siano i nodi che, di nuovo, stanno impantanando ogni riforma dalla riorganizzazione dei porti  alla revisione del piano degli aeroporti. Ci si domanda anche quali “poteri forti” stiano continuando a gestire il silenziatore alla (non remota) possibilità che la
Corte di Giustizia Europea metta la parola fine ai così detti costi minimi dell’autotrasporto o riescano a far rimandare a leggi delega (ad esempio quella fiscale) interventi correttivi attesi dagli spedizionieri e dai doganalisti. Ancora.. mentre tutti i politologi interpretano come presa di distanze dalla CASTA le assenze del Presidente del Consiglio alle assemblee annuali di Confindustria e di Banca d’Italia  non ho letto un rigo sulle ragioni per le quali la casta ha snobbato i report di Commissioni parlamentari come quella presieduta dall’On.le Tabacci che, descrivendo minuziosamente l’ipertrofia della legislazione nazionale e quindi la sua carica oggettivamente anti-imprenditoriale e corruttiva (la norma si applica ai nemici e si interpreta con gli amici….), suggerisce di semplificare, ridurre la quantità, migliorare la qualità, modernizzare il linguaggio delle norme contribuendo alla certezza del diritto.
Insomma, mi pare ci si domandi, “stiamo davvero cambiando verso in questo Paese?”.
Per onestà è bene fare alcune premesse.
La prima mi pare sia che il dinamismo ed il presenzialismo televisivo fluviale del Presidente del Consiglio fanno dimenticare che questo Governo è in carica da poco più di cento giorni.
Una seconda, onesta, considerazione riguarda l’alto livello di aspettative generato da quello stesso dinamismo. Chi si era illuso che vi fosse un immediato “effetto domino” dall’alto verso il basso capace di far correre l’apparato legislativo e burocratico statale ha sottovalutato il viluppo di corde e cordoni, lacci e lacciuoli che legano e condizionano da anni qualsiasi processo di cambiamento nel Paese.
La terza: il Presidente punta a “comunicare” e sembra scegliere con cura temi “comunicabili”. La logistica non lo è. Renzi sa che dovrà farci i conti per realizzare qualsiasi progetto di rilancio dell’economia ma, per il momento, non è questione centrale perché difficilmente comunicabile. Logistica chi? Mi pare di sentirlo dire … 

Nereo Marcucci


(leggi l’articolo completo su PORTO&diporto Giugno 2014)

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