lunedì 29 dicembre 2014

Accorpare le AP senza penalizzare i territori


Una delle più antiche imprese dello shipping sardo è stata certamente la Acciaro&Parodi, presente attivamente nel settore dei trasporti e delle spedizioni dal lontano 1947; nel 2012, a seguito di un
ultimo riassetto societario la Acciaro&Parodi viene divisa in due distinte società, la AP Logistics Srl, con attività prevalente di trasporto su strada, e la Shipping Mediterranean Sealog Spa,
con attività esclusiva di agenzia marittima ed impresa imbarchi e sbarchi. PORTO&diporto ha incontrato Giancarlo Acciaro, Ad della Sms Log.che in questa intervista ha espresso il suo pensiero sui possibili accorpamenti delle Autorità portuali in Italia.
Presumibilmente la sede dell’AP sarda sarebbe a Cagliari, quanto influenzerebbe sui territori lontani dalla sede centrale?
L’accorpamento, così come se ne è parlato fino ad oggi, ha poco senso in Sardegna. I porti del Nord hanno particolarità ed esigenze diverse da Cagliari che ovviamente godrebbe di maggiori attenzioni avendo in loco il centro decisionale.
Cagliari è un porto con ambiti di sviluppo ben delineati, come il porto storico che sarà votato sempre più a crociere e diporto nautico, il porto canale con l’importante infrastrutturazione di ampie banchine ed importanti fondali senza dimenticare la raffineria, uno degli impianti più grandi del Mediterraneo; a Nord invece i porti hanno bisogno di politiche di sviluppo calibrate anche sul rilancio delle strutture esistenti e sulle potenzialità dei traffici.
Quindi quali sono le differenze tra i porti sardi?
Olbia è un efficacissimo gate per il continente con un traffico molto interessante, che deve però continuamente lavorare alla Canaletta per mantenere efficiente il passaggio e a terra dovrebbe implementare le aree per far fronte alle punte di traffico in determinati periodi sia ro-ro per le merci sia passeggeri con auto a seguito.
Su Porto Torres dobbiamo dire che aveva la vocazione di servire l’estesa area industriale, poi con la chiusura di importanti insediamenti è venuta a mancare la produzione e il porto ha attraversato un periodo di abbandono, fortunatamente oggi sono in essere lavori e progetti grazie alla sensibilità dell’Autorità Portuale del Nord Sardegna. Il terzo porto è Golfo Aranci dove ormai si punta, giustamente, sul turismo e lo smantellamento della rete ferroviaria che doveva essere asservita al traffico industriale, restituirà aree ad eventuali progetti di sviluppo.
Ma l’accorpamento è stato concepito in tema di risparmio delle risorse, ormai una parola d’ordine.
E’ ovvio che visti i tempi tutti siamo d’accordo a rivedere qualsiasi Ente, Organizzazione o Azienda che opportunamente riorganizzata farebbe risparmiare denaro allo Stato. Ma farei due considerazioni: una di respiro nazionale riportando ciò che hanno detto più volte capaci e competenti presidenti di Autorità e cioè che questi enti sono concepiti a livello amministrativo per non pesare sulle casse dello stato neanche per un euro (anche gli stipendi dei dipendenti fanno parte della gestione derivante dagli introiti delle tasse portuali e dai canoni demaniali). L’altra considerazione è, all’opposto, estremamente territoriale: le Autorità portuali collaborano ed interagiscono con i comuni che amministrano i territori entro i quali insistono i porti creando una sinergia tra enti dello stesso territorio che riescono ha concepire progetti di sviluppo al di là della logica del mandato politico che purtroppo ha sempre compromesso la strategicità degli interventi. Bisogna stare molto attenti però, perché corriamo il rischio che l’accentramento delle strutture potrebbe generare anche un accentramento di investimenti e agevolare lo sviluppo solo di poche aree creando, alla lunga, cattedrali nel deserto.
La versione integrale dell'articolo
è stata pubblicata su PORTO&diporto di dicembre








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