martedì 10 febbraio 2015

Le prime, dure, 24 ore


Come previsto, le prime 24 ore della quarta tappa della Volvo Ocean Race, da Sanya ad Auckland, non hanno dato un attimo di respiro alla flotta, che avanza di bolina nel Mar Cinese Meridionale
verso la punta settentrionale delle Filippine. Vento forte e onde molto alte stanno mettendo a dura prova le sei barche in regata e i 57 velisti oceanici. La flotta è ancora raggruppata in poco meno di 9 miglia, guidata da Dongfeng Race Team, Abu Dhabi Ocean Racing e MAPFRE, e tutti cercano di uscire indenni da queste condizioni potenzialmente pericolose per barche, uomini e attrezzature. I sei team hanno lasciato l'isola tropicale di Hainan ieri mattina, ma la prima notte di navigazione si è dimostrata poco benevola nei loro confronti, se non addirittura brutale.

Navigare controvento con 20/30 nodi di vento non è certo una situazione ideale e se a questo, si aggiunge uno stato del mare “cattivo” con onde sui 4/5 metri, la cosa è tutto tranne che piacevole. Il forte vento presente sull'area è la conseguenza di una zona di altra pressione situata fra le città cinesi di Shanghai e Qingdao, che crea un robusto monsone di nord-est lungo la rotta per lo stretto di Luzon, ossia fra Taiwan e le Filippine, proprio dove sta facendo rotta la flotta. Secondo le previsioni le condizioni dovrebbero migliorare una volta le barche usciranno dal Mar Cinese Meridionale per entrare nel Mare delle Filippine, ma lo stretto dista ancora circa 400 miglia.

Curiosamente quest'area del pianeta è nota per il gigantesco movimento ondoso sottomarino, un fenomeno del tutto invisibile ma che ha forti effetti sul clima e l'ecosistema oceanico. I velisti stanno cercando di resistere a una situazione molto poco confortevole, che in alcuni casi ha causato anche mal di mare, e di entrare nel ritmo della navigazione, cosa tutt'altro che semplice. Come racconta l'onboard reporter Amory Ross da bordo di Team Alvimedica:
 “E' una sensazione di nausea indescrivibile, quella che prende nelle prime 36 ore dopo una partenza dura, lo stomaco sottosopra non ti permette di fare quasi nulla, o almeno in modo normale. Il corpo ha bisogno di tempo per acclimatarsi, tempo che non abbiamo avuto, e non importa se hai vomito o meno, ti senti una schifezza e di solito dura finché le condizioni non migliorano. La cuccetta è forse l'unico posto dove si potrebbe stare meglio, ma in realtà non riesci a entrarci. Ci sono vele da cambiare, una barca da portare, cibo da cucinare e persino un blog da scrivere. Tutti hanno qualcosa da fare... l'unica soluzione è pensare che poi le cose miglioreranno. 30 nodi sulla faccia e un'onda ripida e cattiva sono scomodi, ma andare veloci è un'altro tipo di lotta, non sono condizioni che abbiamo potuto provare prima, non ci sono ancora famigliari.”

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