mercoledì 2 aprile 2014

Aprile: dolce dormire… per ricordare meglio!


Il sonno è un toccasana per la memoria, secondo Assomensana, Associazione non profit di neuropsicologi che studiano come potenziare le facoltà cognitive. Durante la notte, senza “interferenze” inopportune, il
cervello immagazzina fino all’80% delle nuove informazioni, contro il 40% che riesce ad assorbire di mattina. Aprile è il mese dei “sogni” ma anche dei “ricordi” perché dormire vuol dire allenare la capacità di memorizzare.

Cosa c’entra la memoria con il sonno? C’entra, c’entra… come sostiene Assomensana che dal 2004 fa ricerca nell’ambito delle funzioni mentali allo scopo di mantenerle sempre giovani.
 «Due recenti ricerche delle Università di Washington e del Wisconsin, apparse su Science, hanno messo in evidenza come dormire bene faccia bene alla memoria - conferma il professor Giuseppe Alfredo Iannoccari, presidente dell’Associazione - Durante il giorno, il cervello elabora una mole impressionante di informazioni (circa 11 milioni al secondo!). Ogni attività intellettiva stimola le cellule cerebrali, incrementando le terminazioni nervose (i dendriti) che si estendono e si collegano - attraverso le sinapsi - con gli altri neuroni, creando così una rete fittissima di filamenti. Questa rete richiede molto dispendio di energia per essere realizzata e mantenuta. Infatti si devono utilizzare proteine, grassi e altri componenti biologici per costruire queste reti. Inoltre, creano una ridondanza di informazioni che non sempre si rivelano utili alla nostra vita. È quindi necessario sfoltire queste nuove “memorie” per rendere più efficiente il sistema». Ecco spiegato il languore, il senso di affaticamento e la dispersione dei pensieri che ad aprile sono condizioni costanti e difficili da gestire per molte persone. Che fare allora? Il presidente di Assomensana ci arriva in soccorso: «E’ il sonno il rimedio per tutti: infatti, durante il riposo notturno, il cervello rielabora, seleziona e mantiene esclusivamente le informazioni che sono utili e indispensabili alla vita, mentre si disfa di quelle che invece non sono importanti. In questo modo, l’organo del pensiero riorganizza la rete di neuroni, conservando solo ciò che serve e prepara il tessuto cerebrale per essere efficiente il giorno dopo».

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